giovedì 20 marzo 2008

Pedro Almodovar


Non credo di avere mai trovato un uomo che ammiri e ami le donne in modo più evidente di Pedro Almodovar. Suona strano solo perché lui è dichiaratamente omosessuale? Assolutamente no!
Dirette da lui ho visto donne non belle - come Rossy De Palma, la fidanzata brutta di “Donne su un orlo di una crisi di nervi “ molto somigliante a Federico da Montefeltro – diventare gradevoli e anche sensuali.
La stessa Carmen Maura, che è stata la diva del periodo del suo trionfo internazionale, è tutt’altro che bella, ma nei film di Pedro spesso siamo portati a dimenticarlo, in virtù di qualcosa che lui sa vedere e valorizzare nel suo corpo e nel suo volto.
Laddove ha diretto donne belle le ha rese non solo splendide ma anche bravissime. Basti pensare al personaggio di Raimunda in “Volver” (2006) dove Penelope Cruz ha una intensità che ricorda la giovane Loren.
Quella recitazione e quel personaggio le hanno meritatamente fatto conquistare il premio per la migliore interpretazione come attrice protagonista a Cannes nel 2006. “Volver” trionfa anche per la sceneggiatura, che è di Pedro, ma vince anche molteplici Premi Goya nel 2007 dove viene premiato come miglior film, migliore regia, miglior colonna sonora, migliore attrice non protagonista a Carmen Maura (nonna Irene) e miglior attrice protagonista a Penelope Cruz (Raimunda) e sfiora per poco l’Oscar nello stesso anno.
Mi rendo conto però che i film di Pedro o si amano o non si sopportano.
Capisco che difficilmente si accetta il modo, spesso con cui provocatorio, che lui utilizza per esprimere la sua visione della vita e del mondo.
Per me che l’ho amato da subito, da sempre, e che condivido la sua idea di cinema, di vita e di mondo, Pedro è un grande.
I temi dei suoi film sono sempre quelli: i conflitti nei rapporti madre e figli, la forza essenziale dei rapporti di amicizia, la forza travolgente dell’amore che inebria, stravolge e che a volte distrugge, la convinzione che il valore delle persone non provenga dalla vita che conducono, ma da ciò che producono e da come esprimono pienamente se stessi, dalla loro autenticità.
Tutto ciò viene espresso con una profonda vena di anticonformismo e di giovanile ribellione alle convenzioni sociali, con l’intelligente ironia con cui condisce tutte le sue convinzioni.
Molti restano scioccati nel vedere le provocazioni di cui è piena la sua produzione, ma solo perché i pregiudizi accecano l’intelletto e non permettono di vederne il volontario senso del grottesco, tipico della sensibilità spagnola, una sorta di “estilo crespo”, di barocchismo, che conosciamo in altri campi e forme d’arte iberiche.
In realtà il mondo che lui esprime è un mondo vero ed autentico come pure le donne che sceglie e che fa svelare; sono le vere donne che si possono amare, piene di carattere e di cuore.
Se forse l’amore possa essere confuso con il rapporto sessuale, in lui l’equivoco è presto disambiguato. Nascono così ritratti di donne sull’orlo di crisi di nervi in cui in molte si sono riviste, nascono quelle donne del sud che amiamo, quelle madri capaci di perdonare ogni cosa ai loro figli anche l’imperdonabile per gli altri, ma non per loro.
Così nascono anche ritratti di uomini rozzi e violenti come pure dolci ed ambigui. Le immagini maschili di Almodovar spesso non sono eclatanti, perlopiù sono macchiette che mettono in evidenza le contraddizioni della Spagna bigotta e fascista che le ha create, spesso sono creature fragili che si nutrono dell’amore di donne altrettanto fragili, come in “Legami”, altre volte sono uomini ambigui e di confine come Miguel Bose, il triplice personaggio del Giudice Domínguez/Hugo/Letal di “Tacchi a spillo” sensualissimo nella memorabile ed intrigante scena di sesso con Victoria Abril, consumata nel camerino del locale gay in cui lui si esibisce travestito da donna.
Miguel Bosè che ha dichiarato non solo di essere pansessuale, cioè orientato ad una sessualità non imbrigliata in rigide definizioni, ma anche che odia il clichè del maschio latino e che si ascrive tra gli uomini che sanno anche piangere, perchè " le lacrime servono per ripulirsi il cuore. Solo chi piange sa amare".
In tutti questi temi alcune persone si sono riconosciute, e per questo gli hanno concesso la loro stima e il loro affetto.
Tra coloro che non lo capiscono si annoverano quelli che non concepiscono la ricchezza di emozioni, la volontaria provocazione e la messa in scena di momenti anche grotteschi della vita.
In “Cosa ho fatto per meritare questo” Carmen Maura, che rappresenta una povera donna del sottoproletariato, mentre viene massacrata di botte dal bestiale marito, non trova di meglio che difendersi con un osso di prosciutto, comperato per cena.
Dopo il delitto, cucina l’osso riuscendo così efficacemente a fare sparire l’arma del delitto.
In “Tutto su mia madre” c’è la prostituta Agrado, con un nome d'arte che racchiude in sé il suo più grande desiderio, cioè alleviare le sofferenze altrui rendendo la vita di ogni persona con cui entra in contatto, più "gradevole.
Nel film viene assalita da un suo cliente, lei prima si difende, graffiandolo con le unghie e insultandolo ma poi, una volta ridotto all’impotenza, a pericolo scampato, lo porta da una sua amica per farlo medicare.
Per questi e per molti altri episodi simili, a qualcuno appare eccessivo il mondo di sentimenti che racconta.
A me che sono meticcia con sangue siciliano - molto orgogliosa di esserlo - vedere alcuni suoi film mi ha fatto rivedere il mondo delle nostre donne del sud piene di passione e di sentimento.
Ho visto quelle madri corporee e appassionate, dall’amore caldo ed avvolgente e la fibra è d’acciaio che queste donne quasi sempre nascondono dietro l’apparenza di fragilità e di femminilità.
Per questo credo che Pedro ami veramente e sia una grande ammiratore dell’universo femminile. Solo chi ama tanto profondamente sa capire l’oggetto del suo amore fino in fondo e sa quindi rappresentarlo.
In “Tutto su mia madre” Pedro chiude il film con la dedica:
« A tutte le attrici che hanno fatto le attrici, a tutte le donne che recitano, agli uomini che recitano e si trasformano in donne, a tutte le persone che vogliono essere madri. A mia madre »
Buona erranza.
Sharatan ain al Rami

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