lunedì 9 giugno 2008

Sono magici quelli che partono…


Ho ritrovato un errante nelle parole di Jacques Attali, francese di origini ebree, nato in Algeria nel 1943, intellettuale, economista, filosofo, storico, insegnate di Economia teorica all'École Polytechnique e all'Università Paris-Dauphine. Dopo la laurea al Politecnico nel 1966 colleziona una serie impressionante di titoli: dottore in scienze economiche, Ingegnere all’Ecole des mines di Parigi, una laurea all’Istituto di studi politici di Parigi. Dal 1981 al 1991 è stato consigliere economico di François Mitterrand, poi fondatore e presidente della Bers, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo dell'Europa dell'Est. Economista appassionato di nuove tecnologie e di Internet, durante il periodo mitterandiano Attali contribuisce alla definizione di Eurêka, il programma europeo di sviluppo delle nuove tecnologie. Nel 1998, fonda «PlaNet Finance», un'organizzazione no profit che finanzia attività contro la fame e la povertà nel Terzo Mondo attraverso il microcredito. Annuncia la promozione di un piano di azione di microfinanza nelle banlieues parigine. Agli oltre ottomila interventi portati a termine dalla Ong di Attali, si aggiunge «Entreprendre en banlieue», un finanziamento a fondo perduto ai disoccupati e agli esclusi per creare la loro piccola impresa: principalmente attività sartoriali, artigianato e piccola ristorazione. Umanista di fondo, Attali si colloca a cavallo della sinistra no global che crede nelle virtù del microcredito, premiate con il Nobel della pace a Mohammed Yunus, ma le mescola con l'evoluzione manageriale del terzo settore e l'apologia della governance delle Ong a supporto degli interventi di assistenza dell'Onu. Nonostante i suoi lavori su Marx, Jacques Attali però non è mai stato un marxista canonico, è piuttosto un esponente di spicco del socialisme libéral, gruppo composito all’interno della sinistra francese. Editorialista dell'"Express", è autore di decine di libri, tradotti in più di venti lingue, tra cui saggi, romanzi, racconti per l'infanzia, biografie e opere teatrali.
Nel suo libro “L’uomo nomade”, Spirali (2006) egli afferma che tutta la storia dell’umanità assomiglia al cammino di una carovana, e porta impresso il sigillo del nomadismo; tutti partecipano all’etica ed alla cultura nomade: il viaggio costituisce l’essenza dell’esistenza. L’uomo è stato forgiato dal nomadismo, ma ancor prima il groviglio delle specie viventi è fatto di mobilità, di slittamenti, di migrazioni, di salti e di viaggi: la storia della vita è nomade ancor prima che compaia l’uomo. L’uomo nasce dal viaggio e sul nomadismo cresce il suo corpo e la sua mente. L’inizio è la corsa di un bipede, circa 5 milini di anni fa, quando l’Australopithecus scende dagli alberi e si alza sulle gambe per correre le terre d’Africa. I nomadi hanno inventato l’essenziale: il fuoco, la caccia, le lingue, l’agricoltura, l’allevamento, i calzari, le vesti, gli strumenti, i riti, l’arte, la pittura, la scultura, la musica, il calcolo, la ruota, la scrittura, la legge, il mercato, l’equitazione, i timone, la marina, Dio, la democrazia. Agli stanziali che verranno andrà l’invenzione dello Stato, delle imposte, della prigione, del risparmio, del fucile e della polvere da sparo.
Durante tutti i secoli i viaggiatori e gli erranti avranno il compito di fare circolare idee e prodotti passando le vie di frontiera e le figure dell’erranza, quali i marinai, i filosofi, gli interpreti, i medici ed i mercanti saranno sempre elementi di vitalità e rinnovamento. Più tardi le file dei nomadi saranno ingrandite da coloro che fuggono: mercanti alla deriva, schiavi in rivolta, servi della gleba scacciati dalle loro terre, creando così i nomadi urbani che sono il fenomeno del capitalismo, nomadismo del salario e del profitto. Molte delle guerre europee sono causate dal conflitto tra stanziali barricati e da vicini travagliati da impulsi nomadi e tutti gli stati totalitari hanno da sempre l’ossessione di volersi sbarazzare dai nomadi, con leggi limitative e coercitive. Oggi l’uomo, dice Attali “sta ridiventando viaggiatore…Oggi più di 500 milioni di persone possono essere considerate nomadi del lavoro o della politica: gli immigrati, i rifugiati, gli espatriati, i senza fissa dimora e i migranti di ogni sorta… Più di un miliardo di persone viaggia ogni anno per piacere o per obbligo…Ogni anno, 10 milioni di persone espatriano: questo, da qui a cinquant’anni, potrà indurre più di 1 miliardo di individui a vivere fuori del paese natale”. Poi ci sono i “nomadi virtuali”, quelli che navigano nell’oceano della rete, che disegnano viaggi senza spazio, che costruiscono reti transnazionali e nuove “communities without propinquity”. L’ultimo grande “impero” stanziale – gli Stati Uniti, superpotenza ma in declino – si trova di fronte gli “innumerevoli nomadi della miseria”, gli “infranomadi”, che “sono e saranno i motori principali della storia, dell’economia e della politica”. “La mondializzazione democratica, così la chiama Attali, passerà attraverso la difficile messa in pratica delle virtù del nomade…e delle virtù dello stanziale…Verrà allora a delinearsi, al di là di immensi disordini, qualcosa come la promessa di un meticciato planetario, di una terra che sia ospitale per tutti i viandanti della vita.”.
Jacques Attali in “Trattato del labirinto” afferma: "Gli antichi ci hanno lasciato tante tracce sui muri, come i prigionieri sulle pareti delle celle, per gridarci di non dimenticare la loro saggezza. Messaggio di sopravvivenza per la specie umana: scoprire quello che siamo, imparare a vivere il tempo come spazio, attingere forza dall'errore, tracciare la vita come un labirinto, improvvisarla incessantemente, farne un gioco, un'opera d'arte, 'restare incatenati di se stessi', come dice Platone, ricercare i cammini della propria serena perfezione in un'ironia distante, nel ricordo dei saperi del nomade, nei piaceri dello scacco o dello smarrimento […] E' molto probabile che questo millennio veda fiorire totalitarismi estremi e oscuri, ottusi settarismi, terrificanti violenze. Ma chi saprà collocare i labirinti di domani nella loro continuità storica e mitologica, chi saprà accettarsi come l'erede di lunghissime peripezie, capirà che l'economia più futurista, la fantascienza più avanzata, la geopolitica più inverosimile trovano posto nei fili intrecciati dalla storia come nuove trasformazioni di un'antica tradizione. L'oblio ucciderà l'uomo. Il ricordo di quello che ha letto nei passi dei predecessori nomadi lo salverà, aprendogli la via a un uso civile delle sue creazioni, a un'economia di piacere, di libertà e di umorismo.
Occorrerà coraggio, perché, all'uscita da ogni labirinto, l'uomo troverà sempre altri labirinti. Labirinti di labirinti. Chi crederà d'incontrare dio; chi la verità; chi uno scetticismo ironico o una disperazione panica. Chi, infine, più semplicemente, un enigmatico e fragile cammino verso la saggezza".
Buona erranza
Sharatan ain al Rami

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