martedì 15 luglio 2008

L’oracolo del Dio


Sulla porta dell’oracolo di Delfi, il più antico e famoso oracolo dell’antichità, “l’ombelico del mondo” dedicato al dio Apollo, vi era un’iscrizione che recitava “Conosci te stesso” che diventò poi l’esortazione di Socrate, colui che aiutò a partorire la verità dal nostro interno, il primo propugnatore del Dio nascosto.
Si narra che Apollo, dopo la sua nascita, si armò e andò cercando un luogo in cui ereggere un tempio per il suo oracolo. Apollo era il dio della luce solare e della poesia, protettore della giovinezza, dei ginnasi e delle palestre, era il dio che mandava i mali e che guariva i mali, era l’arciere dalla saetta implacabile ed era anche il dio della profezia. Cercò a lungo, finchè scelse un luogo ai piedi del Parnaso, sito protetto dal drago Tifaone. Imbracciato il suo arco, il dio colpì Tifaone, lasciandolo ad agonizzare nel suo sangue nero tra soffi pestiferi. Il luogo fu detto Pytho “putrefazione” o nell’etimologia più arcaica “investigare, cercare”.
Ricordiamo che il drago è un essere ctonio, cioè di origine sotterranea e di natura spesso temibile: esso è collegato all’idea delle forze della germinazione e della morte. E’ il simbolo del lato minaccioso nella lotta tra vita e la morte, sempre strettamente unite. L’uccisione del drago manifesta l’uccisione dell’aspetto ctonio dell’inconscio che è tutto ciò che è temibile per il suo carattere minaccioso e violento, imprevisto, improvviso ed irresistibile. La profezia aiuta quindi a sconfiggere l’aspetto repentino e temibile del destino. Il dio si trasformò poi in delfino, inseguì una nave per catturarla ed ebbe così i suoi primi sacerdoti, a cui disse di invocarlo con il nome di Delphinios, per cui il luogo fu detto Delfi e fu il domicilio preferito da Apollo.
Quando si chiedeva una previsione oracolare, i fedeli si recavano nel profondo della grotta in cui era morto Tifeone e da cui esalavano vapori sulfurei. Una sacerdotessa, la Pizia, veniva posta su un tripode di legno dorato, veniva inebriata dalle esalazioni di gas allucinogeni e così ottenebrata pronunciava gli oracoli, che venivano reinterpretati da un sacerdote, il Profeta, che li riferiva ai fedeli che avevano richiesto il responso del dio.
Nel mito traspare la concezione della putrefazione, dell’opera alchemica al nero, come origine di ogni conoscenza superiore. Con il monito “Conosci te stesso” l’oracolo avvisava che nessuna conoscenza poteva giungere se non conoscevi il tuo essere, poiché nulla potevi comprendere del cammino che gli dei avevano tracciato per te. Accade per questo che la persona debba acquisire la consapevolezza del suo essere, e se non lo vuole fare, se la mente diviene ostinata “sotto il peso del giogo” come dice l’apostolo Paolo, se non vuol sentire ragione, allora il messaggio arriva in modo molto più intenso. Se il colpo è duro stai contento, perchè i Signori del Karma hanno ritenuto che tu fossi abbastanza robusto per sopportarlo. Semplice vero? Ma non facile!
Quando non hai il coraggio o la voglia di crescere, il destino interviene mandandoti una persona, uno scritto, una frase o un’avvenimento destinati a causare questo cambiamento. Jung ha indicato con il nome di sincronicità l’irrompere nella nostra vita, di avvenimenti che assumono una connessione acasuale fra stati psichici ed eventi esterni. Questa nozione nega tutti i legami causa-effetto che reggono le immagini scientifiche del mondo ed irrompono, sconvolgendola, in ogni relazione temporale. La sincronicità, lungi dal presupporre mancanza di senso ne assume uno ben preciso, poiché ci rende un quadro d’insieme, ci offre uno fondo, in cui si assume un posto nel mondo ed il mondo assume un senso compiuto. Gli avvenimenti sincronici offrono le tessera di un puzzle che può essere ricomposto solo dall’individuo, perché solo per colui a cui giunge è riservato il significato ultimo dell’esperienza. Per questo è inutile cercarvi un senso generale perché il solo significato è quello compreso dall’individuo a cui è rivolto il messaggio. Assolutamente fondata su studi scientifici, la teoria della sincronicità deve molto agli studi del premio Nobel per la fisica, Wolfgang Pauli, padre della meccanica quantistica. Pauli con il principio di esclusione formulò l’esistenza di un ordine che trascende la nostra comprensione e che permette di risalire ad un substrato che genera materia ed azione. Così la scienza ipotizza una mente che orchestra un’organizzazione nascosta e complessa, di cui non capiamo l’agire ma di cui percepiamo l’esistenza. Fermiamoci allora ad ascoltare la voce suadente del dio che ci indica la trama della nostra vita, impariamo a scoprire di quale progetto facciamo parte e rendiamo grazie di avere avuto la prova dell’esistenza dell’invisibile.
Buona erranza
Sharatan ain al Rami