giovedì 28 agosto 2008

La consapevolezza del ritorno


Nel palazzo in cui lavoro sono necessarie numerose manutenzioni. Il palazzo è molto bello, è una ex dimora patrizia, riadattata per esigenze istituzionali, ad ospitare degli uffici, per questo richiede numerose verifiche e controlli tecnici di sicurezza. Oggi ho incontrato gli elettricisti che vengono per le manutenzioni ordinarie. I soliti saluti e poi gli accordi per i lavori e per dei sensori che non sono affatto sensibili come dovrebbero. Ma le assistenze specializzate sono in ferie e bisogna richiamarli a settembre. Poi qualche parola sulle ferie, e si arriva a parlare della Scozia. Io esordisco nel dire che è splendida e che ha dei panorami meravigliosi. L’elettricista mi risponde: “Tutta l’Inghilterra è splendida!” Lo sguardo brilla trasfigurato. Io gli chiedo se gli piace molto e lui mi risponde che l’adora. Io lo guardo e gli dico che anche lui potrebbe essere un pitto, cioè un antico britanno. I romani li chiamavano così perché erano picti, cioè dipinti o tatuati sul viso e sul corpo, a seconda del rango e del clan, con colori diversi. I Pitti furono fierissimamente resistenti alla cultura romana, e l’impero romano fu costretto a sterminarli per vincerli, un po’ come fece anche con i Celti della Bretagna, egualmente ribelli ed indomabili.
Questa mattina l’elettricista mi sta di fronte: la struttura fisica ben piazzata, i lunghi capelli scuri intrecciati sulla nuca e la faccia, lo osservo bene anche se lo avrò visto centinaia di volte, ma questa mattina lo guardo meglio e non mi trattengo, nel momento in cui lo penso, lo dico. Lui è un discendente dei Caledoni, lui è un pre-celto britanno, ne sono certa e glielo dico. Allora ammette e mi dice che lui ha viaggiato molto, ma quando è sceso per la prima volta a Londra, si è sentito a casa. Io sorrido e gli dico che anche un mio amico ha avuto la stessa esperienza con l’india. Allora mi chiede se ho mai letto Brian Weiss e se credo alle memorie ridestate dall’ipnosi regressiva e mi cita alcuni dei titoli di Weiss. Io gli dico che li ho letti quasi tutti i libri di Weiss e gli consiglio di leggere anche Angelo Bona che fa lo stesso percorso, ma lavora in Italia. Gli dico che Bona ha avuto un’esperienza di reviviscienza della sua vita antica di druido, di veggente e di sapiente della Bretagna francese ed è stato accolto, per merito dell'antico lignaggio druidico, nel Grande Collegio Celtico di Brocéliande. Poche frasi in pochi minuti e gli sto già consigliando di leggersi anche i libri di Bona. Poi ognuno torna al suo lavoro. Mi soffermo a pensare a quello che ci siamo detti. Se io credo nella reincarnazione? Assolutamente si, e credo anche a cose ancora più strane,che è opportuno non si sappiano e mi viene da ridere. Quello in cui credo mi avrebbe condannato al rogo, nel medioevo, anzi molte donne ci sono salite per molto meno. Certo che io credo a cose strane davvero, infatti credo che noi ritorniamo più volte, in tempi ed epoche diverse. Credo che molti di noi siano in viaggio da molte vite e che forse saremo costretti a ritornare ancora. Nel mondo occidentale, una fascia enorme di persone di tutti i ceti sociali, crede in questo e qualcuno ha avuto anche esperienze a sostegno di questa concezione. La cultura orientale invece, acclude la reincarnazione tra le leggi del corso umano, perciò crede in una serie di ritorni successivi, per cui in vite successive, impersoni ruoli diversi, con panni diversi, recitando copioni esistenziali diversi. Questo serve per imparare come fare correttamente il gioco della vita. La filosofia appare semplice, ma è anche sconvolgente, soprattutto qualora si ottengano delle coincidenze e dei segni, che ne dimostrino la veridicità.
Nel Menore di Platone si afferma: “"L'anima essendo immortale, essendo rinata più volte e avendo visto tutte le cose che esistono sia in questo mondo che nell'altro, ha conoscenza di tutte; e non è meraviglia che essa possa ricordare tutto ciò che ha conosciuto sulla virtù e su ogni altro argomento perché, dato che tutta la natura è simile e l'anima ha imparato tutte le cose, non vi è difficoltà nel rievocare". Del karma dice ne "Le leggi": "O giovane che fantastichi di essere abbandonato dagli dei, sappi che se divieni peggiore andrai in un'anima peggiore, e in un'anima migliore se migliorerai, e in ogni successione di vita e di morte farai e soffrirai ciò che il simile ha dal simile. Questa è la giustizia celeste alla quale né tu né altri sfortunati si potranno mai vantare di essere sfuggiti".
Le curiosità d’indagare chi siamo stati nelle vite passate, può donare frutti molto amari. Non sempre è facile affrontare la conoscenza delle passare personalità, occorre molto equilibrio per non restare scioccati dalla conoscenza dei fili invisibili che ci legano alle persone significative della nostra identità odierna. Proprio le ingiustizie o le gioie che vediamo nella nostra e nell’altrui vita, dimostrano come la legge del karma intervenga con grande equilibrio per pareggiare i debiti. Per il principio di causa ed effetto, siamo condizionati da certe specifiche circostanze, ma poi siamo lasciati liberi di agire, per cui se nella catena della mente siamo schiavi, nel contempo è la nostra mente che può renderci liberi. Siamo talmente schiavi della mente che pensiamo di essere mortali, invece solo il nostro corpo muore, mentre l’anima è immortale e per questo ha molte opportunità di vita per conseguire l’evoluzione. La reincarnazione esiste perché l’uomo riconquisti la sua natura divina fino a divenire un uomo divino, cioè un angelo fatto ad immagine di dio. La reincarnazione ci offre l’occasione di ritornare con le anime che amiamo ma ci impone anche di incontrare coloro a cui dobbiamo saldare dei debiti. Spesso impersoniamo una parte simile a quella passata e, molto spesso, riconosciamo le anime che abbiamo conosciuto in passato e per le quali proviamo un’attrazione incontrollabile. Non si tratta solo di emozioni: quando il sentimento che proviamo per un’altra persona è di profondissima affinità, quanto è incontrollabile ed è reciproco, quando sfugge ad ogni apparente logica, probabilmente ci si è già conosciuti prima. La conoscenza di frammenti delle vite passate ci viene concessa come premio per la nostra evoluzione, a condizione che non lo ricerchiamo per curiosità. Per mia esperienza personale, posso dire che riconoscere delle persone del passato può essere dolorosissimo. Ritornano con noi coloro coloro a cui abbiamo dato il massimo amore, ma anche il massimo dolore, spesso sono coloro che ci amano maggiormente ad aiutare la nostra evoluzione causandoci difficoltà e crisi. Non è facile perdere chi si è amato perdutamente e non è facile capire come, anche le persone negative possano lasciare nella nostra vita delle utili lezioni. E’ ancora più difficile, infine, accettare che un incontro avvenga nel momento sbagliato, o nel tempo sbagliato e concluderlo ammettendo che, per entrambi, sarebbe stato molto meglio non essersi mai ritrovati. Quasi impossibile è sopportare l'attesa di potere ritornare insieme.
Buona erranza
Sharatan ain al Rami

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