mercoledì 17 dicembre 2008

Io e Rita la pensiamo uguale


Qualche giorno fa un’amica mi chiedeva se mi era piaciuta l’intervista di Fabio Fazio a Rita Levi Montalcini. Io per correttezza vorrei premettere che a me Fazio non piace, e sono consapevole che siamo solo in due al mondo, io e un mio carissimo amico, a non gradirlo per la banalità delle sue domande e per la sua mortale prevedibilità. Fortuna che Luciana Littizzetto compensa con verve ed intelligenza alla opacità di lui.
Anche con Rita Levi Montalcini ha ripetuto i suoi stereotipi, solo che lei possiede intelligenza e signorilità tali da avere elevare le risposta a livelli di eccellenza. E meschino lui, che ha potuto solo rimarcare qualche frasetta stupidina, tipo “secondo lei hanno tutti un cervello? Ma proprio tutti?”

Questa donna, che è ormai fragile come una preziosa carta d’india, mi ricorda il detto “In Africa quando muore un vecchio, brucia una biblioteca” e penso che, quando morirà lei, sarà come l’incendio della biblioteca di Alessandria.
Alla consegna del Nobel l’ho vista elegantissima, nel suo vestito nero essenziale, e il re Gustavo di Svezia sembrava il nipote che rende omaggio alla zia. Lei, che è una vera aristocratica di altri tempi, possiede la grazia e la signorilità di una grande donna e la mente di uno scienziato brillante. Gradevole e misurata ma incisiva come un bisturi, ha più volte scritto e ripetuto che è l’impegno che permette di superare i più grandi ostacoli e che la vita non va mai vissuta nel disinteresse per gli altri. Ha ripetuto che il cervello non invecchia, se lo usiamo sempre e che il cervello senile ha capacità ancor più meravigliose, non solo per la grande massa di conoscenze accumulate ma che perché l’anziano ha poco tempo a disposizione e un desiderio insopprimibile di fare sopravvivere le proprie idee, per cui lavora in modo intensissimo. Lei lavora con un affiatato gruppo di ricercatrici motivatissime, appassionate e orgogliose di collaborare con lei. E chi non lo sarebbe!

Dobbiamo capire il mondo che ci sta davanti e non fare mai morire la curiosità, che è la molla della sua vita, insieme alla volontà di aiutare gli altri. Ho letto che non potè andare in Africa perché il padre non volle. Che sempre suo padre, avendo una predilezione per il figlio maggiore, il maschio di casa, pensava che sarebbe divenuto famoso. Ma la sua volontà di aiutare gli altri l’ha spinta alla ricerca, eseguita con mezzi di fortuna. Educata alla scuola di Giuseppe Levi, anatomista e istologo di fama internazionale, antifascista conclamato, ha trovato in lui il maestro ideale, rigoroso e severo. Quando - in altra occasione - ha commemorato la figura del suo maestro, lei ha ricordato che il maestro si intestardiva a far studiare alla giovane studiosa la formazione delle circonvoluzioni nervose nel feto umano e lei, che riteneva il tema “molto pedestre”, produceva dei risultati scadenti. “Si capisce che tu non hai nessun talento per la ricerca” sbottò lui, ma poi le affidò comunque gli studi sullo sviluppo delle cellule in vitro, una tecnica allora sconosciuta in Italia. Lei ricambiò la fiducia vincendo il Nobel per la medicina assieme a Stanley Cohen nel 1986. Salvador Luria, Renato Dulbecco e appunto Rita Levi Montalcini, sono i 3 Nobel che provengono dalla scuola di Giuseppe Levi.

La grande donna ha detto che la sua grande molla è stata la curiosità della conoscenza del cervello umano e la grande volontà di potere tramandare i suoi messaggi e le sue conoscenze. Rimarrà di me il mio messaggio e ciò che ho potuto conoscere, ha detto, rimarrà di me il contributo che ho saputo dare agli altri esseri umani. Le capacità mentali tra l’uomo e la donna sono le stesse, cambia solo il tipo di approccio mentale alle cose.
Una volta ha raccontato che doveva ringraziare suo padre per averla spinta a dimostrare di avere torto a non credere nelle sue capacità, perché questo l’ha resa più determinata e che ringraziava anche Mussolini, perché affermando che gli ebrei erano inferiori, l’aveva spinta ad impegnarsi maggiormente. Io questa la chiamo determinazione!
Quando l’opaco Fazio gli ha chiesto se avesse fatto delle scelte per amore, ha risposto con eleganza un concetto tipo “piffero! Mi ha guidato l’insaziabile curiosità”.

Ma quando ha affermato che la ricerca viene guidata dall’intuito, allora sì che ha dimostrato di parlare da donna, ma non solo perché ha negato l’immagine della donna che va dove la porta il cuore, ma perché ha dichiarato l’uso della capacità definita femminile di intelligenza intuitiva. Su questo tipo di intelligenza sarà interessante capirci meglio, ma essa è una sorta di facoltà supercosciente di sapere, un saper ascoltare una voce interna saggia ed ispirata, la saggezza che è dentro noi.
Che sia donna di levatura superiore mi sembra evidente, altrimenti non sarebbe una centenaria entusiasta per le nuove risorse e per Internet di cui è grande estimatrice, fino a dichiarare invidia per i giovano di oggi, che hanno la fortuna di potere avere a loro disposizione uno strumento di conoscenza simile, come scrive nel libro “I nuovi magellano nell’er@ digitale,” per condividere la conoscenza.
“Oggi i giovani” dice, "devono affrontare realtà drammatiche come la povertà, il razzismo, l'analfabetismo, la negazione dei diritti civili in molti paesi. Lo sviluppo tecnico e scientifico ha aperto spazi sterminati all'esplorazione, e le nuove generazioni potranno utilizzarli al meglio. Non bisogna aver paura dell'informatica, perché da sempre il progresso è portatore di cultura e di democrazia. Occorre sfruttare le potenzialità di Internet per metterle al servizio dei popoli più svantaggiati.”
Eccezionale il passaggio sul rischio di fare prevalere solo la parte emotiva del cervello, perché la componente emotiva del cervello, cioè la parte delle sole passioni non guidate dalla ragione, è responsabile di tutti gli errori e delle scelte più pericolose dell’umanità. L’emotività, governata dal sistema limbico, ci fa vedere il mondo con la parte primitiva della mente, ma questa parte va dosata, va moderata perché, sebbene il desiderio di fare del male non sia innato, l’uomo è un animale gregario, ed essendo gregario, può avvenire un pericoloso sfruttamento di tale istinto di inclusione nel gruppo; insomma dobbiamo vigilare affinchè il nostro istinto a non essere esclusi, non sia pagato dalla rinuncia al nostro libero pensiero. Detto questo, mi sembra proprio che io e Rita la pensiamo uguale.
Buona erranza
Sharatan ain al Rami

2 commenti:

Quercia ha detto...

E chi non la penserebbe come Lei, cara Sharatan! L'opaco Fazio (concordo pienamente sul giudizio) ha fatto una figura meschina di fronte a tanta saggezza e levità. Per lo meno la trasmissione di Fazio ha il pregio di ospitare, via via, uomini e donne "famosi" in certi casi di raro spessore intellettuale e morale.
Mentre intervistava la Montalcini pensavo tra me e me: che bello sarebbe averla come nonna!
Ritornerò a breve sul concetto di "emotività"
Quercia

Sharatan ain al Rami ha detto...

Carissima Quercia,
purtroppo da Fazio assisto sempre alla desolante visione di personaggi illustri trattati come se fossero i portinai del mio condominio. Ma diamine, fatti aiutare a fare delle domande interessanti e di spessore!
Forse c'era da chiarirgli chi fosse la Montalcini. Senza dubbio la Littizzetto che lo chiama "testina vuota" si diverte molto più di quanto ammetta. Sai quella di Pulcinella che ridendo...
Sempre felice di ospitare una vecchia conoscenza, ora devo confessare che io, come nonno, avrei tanto voluto Cesare Musatti.
Un carissimo abbraccio