venerdì 14 agosto 2009

Che il cielo entri dal tetto

Dice un proverbio cinese: “Se non cambiamo direzione, con tutta probabilità arriveremo dove siamo diretti” e se il detto sarà applicato dall'umanità di oggi, sicuramente l'esito sarà disastroso. Senza cambiamenti di direzione andremo verso un mondo caotico in cui crescerà la pressione demografica e la povertà, un mondo violento in cui aumenteranno i conflitti sociali e politici, e dove fioriranno le guerre, un mondo ostile in cui aumenteranno i cambiamenti climatici e dove soffriremo per la scarsità di alimenti, d’acqua e di energia.

Se non ci fermiamo, arriveremo ad avere un mondo in cui peggiorerà l’inquinamento industriale, urbano e agricolo, un mondo futuro in cui si accellererà la riduzione della biodiversità, dove l'ossigeno atmosferico diminuirà e lo strato di ozono si distruggerà sempre più: un mondo spaventoso! Abbiamo ancora una finestra decisionale aperta, dice Erwin Laszlo, ma non può durare a lungo.

Nel volume "Il punto del caos" (2007) Laszlo avverte: "Noi abbiamo 6-7 anni per venire a capo di tendenze insostenibili che ci condurrebbero a un "punto di svolta" oltre il quale non c’è possibilità di ritorno; dopo il quale, o ci siamo evoluti verso una maggiore sicurezza, pace e mondo sostenibile oppure i sistemi economico, sociale ed ecologico che incorniciano la nostra vita si distruggono. Questo è il Punto Caos e coincide con le profezie Maia, Cherokee e di Nostradamus della fine del 2012 come fine del mondo. [...]

Comunque "Le tendenze non sono il destino: possono essere cambiate. Come possiamo cambiarle? Può essere utile ricordare il famoso motto di Einstein: non si può risolvere un problema con lo stesso modo di pensare che ha provocato il problema. Noi stiamo facendo proprio questo. Stiamo combattendo il terrorismo, la povertà, la criminalità, il conflitto culturale, la degradazione ambientale, la salute malata, anche l’obesità e altre "malattie della civiltà" con lo stesso modo di pensare, gli stessi mezzi e metodi che hanno prodotto i problemi in primo luogo." E' chiaro che così non andremo lontano!

Erwin Laszlo, è un filosofo ungherese, esperto di filosofia della scienza e teoria dei sistemi, e sostenitore della "teoria del caos". Laszlo è stato un bambino prodigio, un pianista brillante e precoce che ha condiviso la sua mente tra la musica e l’interesse per la scienza, finchè si è dedicato completamente alla ricerca scientifica. Già presidente della Società Internazionale per la Scienza dei Sistemi, Consigliere del Direttore Generale dell’Unesco, Ambasciatore del Concilio Delfico Internazionale, membro dell’Accademia Internazionale delle Scienze, dell’Accademia Mondiale delle Arti e Scienze e dell’Accademia Internazionale di Filosofia.

Laszlo è fondatore e presidente del Club di Budapest, un'associazione culturale che opera in tutto il mondo per il risveglio di una nuova consapevolezza umana e planetaria. Il Club di Budapest è sostenuto in questo compito da sei premi Nobel per la Pace tra i quali Mikhail Gorbaciov, il Dalai Lama, Nelson Mandela, Desmond Tutu, e da personaggi di rilevanza internazionale nelle scienze, nelle arti e nella spiritualità come l'ex-vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore, l'ideatore del microcredito Muhammad Yunus, il coreografo Maurice Béjart, gli scrittori Paulo Coelho e Arthur C. Clarke, l'ex presidente della Repubblica Ceca Vaclav Havel, il musicista Peter Gabriel, il filosofo Edgar Morin, il direttore d'orchestra Zubin Metha, l'etologa degli scimpanzé Jane Goodall, e molti altri.

E' anche codirettore del World Wisdom Council, ha insegnato in varie università negli USA, in Europa e in Estremo Oriente, si occupa in particolare di teoria dei sistemi e teoria generale dell'evoluzione. E’ stato candidato al Premio Nobel per la Pace, ed ha ottenuto il Premio internazionale Mandir per la Pace (Assisi 2005), oggi vive in Toscana, ma continua a tenere conferenze in tutto il mondo. Ha scritto circa 80 libri tradotti in tutto il mondo e tantissimi articoli.

Scrive ancora in "Il punto del caos": "Nei prossimi anni dovremo abbracciare un nuovo modo di pensare; nella sua assenza i nostri sistemi diventerebbero in modo critico instabili. Che cos’è pensare nuovo? Comincia con una conoscenza interiore più profonda nella trasformazione che potrebbe condurci a un mondo più pacifico e sostenibile. Che cosa è effettivamente coinvolto in una trasformazione cosí fondamentale?

Per sapere ciò che succede quando un sistema complesso raggiunge il livello di instabilità che spinge alla trasformazione fondamentale, dobbiamo andare oltre estrapolando le tendenze attuali, abbiamo bisogno di sapere qualcosa delle dinamiche di sviluppo del sistema in cui le tendenze appaiono (e possono scomparire. Tale conoscenza è fornita dalla teoria dei sistemi moderna, soprattutto il ramo popolarmente conosciuto come "la teoria del caos."

A causa dell’insostenibilità di molti aspetti del mondo d’oggi, la dinamica di sviluppo che applicheremo alle nostre societá non è la dinamica lineare di estrapolazione classica ma la dinamica non lineare del caos nell’evoluzione di sistemi complessi. […] Mentre ci muoviamo verso questi limiti, ci avviciniamo a un punto di caos. A questo punto alcune tendenze deviano o scompaiono, e nuove realtà appaiono al loro posto.

Questo non è insolito: la teoria del caos mostra che l’evoluzione di sistemi complessi coinvolge sempre periodi di stabilità e instabilità, di continuità e di discontinuità, di ordine e caos, che si alternano. Quando si tratta di una fine, e raggiungiamo il punto di caos, il “punto” stabile e gli attrattori “periodici” dei nostri sistemi saranno uniti dagli attrattori “caotico” o “strano”. Questi appariranno improvvisamente, come dicono i teorici della teoria del caos, “fuori del blue”. Guideranno i nostri sistemi al punto di rovesciamento dove questo sceglierà una o l’altra delle vie di sviluppo che sono disponibili per esso.”

Sarà allora necessaria “una nuova visione del mondo, con nuovi valori adatti alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo su questo pianeta. L’aumento della spiritualità e l’aumento delle tecniche di meditazione, e il rapporto con la crescita interiore, fa tutto parte di questo fenomeno. E sta già accadendo, ma è un processo che deve essere accelerato. E’ possibile arrivare a questa nuova visione del mondo attraverso mezzi razionali o intellettuali.

È possibile arrivarci intuitivamente, attraverso l’arte, la spiritualità, o la religione. E ci si può arrivare attraverso la scienza. Se guardiamo agli sviluppi nel campo della scienza, scopriremo che la scienza sta diventando sempre più consapevole del fatto che tutto è strettamente connesso a tutto il resto. Tutto ciò che esiste è un sistema aperto. Nulla è completamente chiuso o indipendente – tutto è connesso in maniera molto sensibile.

Le implicazioni sono enormi ovunque si guardi. Così, ad esempio, noi non siamo soltanto ammassi di cellule, come un edificio è un ammasso di mattoni. Ancora più importante, il nostro tessuto vitale non è costituito di elementi dal nocciolo duro - atomi e molecole - è costituito di onde. Pertanto, noi siamo sistemi viventi che ricevono e trasmettono informazioni costantemente.

Questa trasmissione delle informazioni è più rapida di qualsiasi meccanismo biochimico concepibile, perché ciò che accade a una parte dell’organismo accade contemporaneamente all’altra parte. Vi è una costante interazione su dimensioni multiple. È una cosa notevole andare ben oltre qualsiasi concetto tecnico, biologico, meccanicistico e materialistico dell’organismo.

Come affermano gran parte degli scritti spirituali: non siamo limitati a cinque aperture nella torre, intendendo che non ci limitiamo a vedere il mondo attraverso i cinque organi di senso. Per quanto mi riguarda, è assolutamente ovvio che la consapevolezza non è un sottoprodotto del cervello, fabbricato da un insieme complesso di neuroni. È qualcosa che pervade l’intero universo. È lì in tutto il corpo, in tutti i sistemi viventi, probabilmente lungo tutto il percorso, giù fino al livello quantico.

Viviamo in un universo che è esso stesso consapevole. E perciò, possiamo lasciare che il cielo entri dal tetto. La creatività porta a schiudersi, offre la possibilità di lasciare che il cielo entri dal tetto. E in quel momento non saremo più soli. Ho vissuto momenti come questi durante i concerti quando ero un giovane musicista, la sensazione di essere parte di un universo più grande. Di essere unito a qualcosa più grande di te.

Credo che queste cose ci daranno un nuovo paradigma di un universo che è connesso. Siamo molto più interconnessi l’uno all’altro e a tutti gli elementi di quanto potremmo mai immaginare. […] Pertanto, se questo paradigma comincerà a penetrare nella società, ci sarà più solidarietà, più umanità e un rapporto migliore con la natura e tra gli esseri umani, perché riconosceremo quello che William James ha detto in “Le varie forme dell’esperienza religiosa” che siamo separati in superficie ma connessi in profondità. O ciò che sanno i buddisti – che siamo connessi al cosmo.

È anche ciò che intendeva Gesù quando disse “Amatevi come io vi ho amato perché voi siete una cosa sola.” Tutti i grandi profeti lo hanno affermato. Ma noi abbiamo perso questa interconnessione, ammaliati dalla tecnologia, dall’economia e dal potere. Riconoscere il sottile elemento che connette la natura tutta e l’effetto che esso ha sulla nostra mente, la nostra consapevolezza, potrebbe aiutarci a divenire più umani e, per inciso, aiutarci a sopravvivere alla crisi che ci troviamo oggi ad affrontare.

Siamo ancora a una finestra decisionale, perché la maggior parte delle tendenze che potrebbero determinare il nostro futuro non hanno raggiunto ancora un punto di irreversibilità. […] Piuttosto che cadere nel pessimismo, o far pressioni per linee di condotta che hanno un valore semplicemente temporaneo di rimedio, dovremmo lavorare per alzare il livello di consapevolezza che i nostri sistemi sono criticamente instabili e nel bisogno urgente di trasformazione fondamentale.

Dovremmo favorire un’evoluzione tempestiva nella mentalità di una massa critica nella società. […] Ma questa non é necessariamente la fine del mondo, ma soltanto la fine di una fase del mondo oltre la quale emergerà un nuovo mondo. Sta a noi concepire un nuovo mondo: nella finestra decisionale di oggi noi abbiamo un’unica possibilità di crearla … Dove siamo diretti adesso non è dove vogliamo andare.”

Buona erranza
Sharatan

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