giovedì 15 ottobre 2009

Come un sogno nella notte


Diceva Ireneo che Dio è differente dall’umanità perché egli l’ha creata mentre l’umanità è stata fatta da lui: il primo è l’agente creatore, mentre la seconda è una ricevente passiva, perciò Dio è veramente perfetto in ogni cosa mentre la sua creatura è sempre imperfetta e finita. Diceva Ireneo che la mente umana non può trovare Dio in sé, ma che ha bisogno d’essere illuminata dalla rivelazione divina che gli viene offerta tramite le Sacre Scritture e tramite la fede proclamata dalla Chiesa.

Valentino invece insegnava che l’umanità manifesta l’essenza e la rivelazione divine, ed il termine che usava per definire l’umanità era “anthropos” cioè la natura dell’entità collettiva del genere umano, quella che Jung chiamerebbe archetipo o sostanza spirituale del genere umano. Secondo la testimonianza di Ireneo, gli gnostici predicavano che: “il primo padre del tutto, il primo inizio e il primo incomprensibile, è detto Anthropos … e che questo è il grande e recondito mistero, cioè, che il potere che sta sopra tutti gli altri, e comprende tutti gli altri nel suo abbraccio, è chiamato Anthropos” ecco perché Gesù è Figlio dell’Uomo.

Secondo i valentiniani, poichè gli esseri umani hanno creato tutto il linguaggio della religione, perciò hanno creato anche Dio. In questo senso va inteso l’ironico passaggio del Vangelo di Filippo in cui si dice: “Dio creò l’umanità; ma ora gli uomini creano Dio. Nel mondo è proprio così: uomini modellano divinità e venerano la loro creazione. Sarebbe appropriato che le divinità venerassero gli uomini.” Per gli gnostici conoscere Dio vuol dire conoscere se stessi e nel Vangelo di Tommaso Gesù dice: “Ho preso il mio posto nel mondo, e sono apparso loro in carne ed ossa. Li ho trovati tutti ubriachi, e nessuno assetato. Il mio animo ha sofferto per i figli dell'umanità, perché sono ciechi di cuore e non vedono, poiché sono venuti al mondo vuoti, e cercano di andarsene dal mondo pure vuoti. Ma nel frattempo sono ubriachi. Quando si libereranno dal vino, cambieranno condotta.”

La realtà, è che gli ortodossi cristiani credevano nell’ebraismo tradizionale, secondo il quale l’umanità ha una sostanza diversa da Dio, perciò Gesù è stato chiamato dal Padre “in somiglianza di carne di peccato” (Seconda Lettera di Paolo ai Corinti, 5.21). Il termine che Paolo usa per descrivere il peccato è "hamartia" tratto dal linguaggio del tiro con l’arco, e che significa “mancare il bersaglio.” Il Nuovo Testamento così insegna che noi soffriamo il dolore mentale psichico perché non riusciamo a raggiungere il traguardo morale che ci prefiggiamo “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio.” Gesù ha offerto l’espiazione di questi peccati immolandosi come un agnello, perciò solo chi ha fede può avere la liberazione.

Molti gnostici invece credevano che fosse l’ignoranza umana, e non il peccato la causa della sofferenza. In una straordinaria assonanza con le pratiche di esplorazione dell’io delle psicoterapie contemporanee, lo gnosticismo affermava che il rimedio è nella conoscenza dell’io intesa come penetrazione intuitiva dell’essenza personale. Sia lo gnosticismo che la psicoterapia affermano che, senza la conoscenza dell’io, abbiamo sempre la sensazione di essere guidati da impulsi che ci sono incomprensibili, perciò siamo incompleti ed infelici.

Valentino spiega questo concetto con un mito della Sapienza che viene esiliata nella materia e che così conobbe la sofferenza. Egli narra che la materia ebbe inizio quando Sapienza (Sophia), la Madre di ogni essere, la generò dalla propria sofferenza: “Così la terra sorse dalla sua confusione, l’acqua dal suo terrore; l’aria dal consolidarsi del suo dolore; mentre il fuoco … era inerente a tutti questi elementi … come l’ignoranza giace nascosta in queste tre sofferenze.” Il mondo materiale nasce dalla sofferenza, inizia con il pathos, che è sia la sofferenza ma anche il ricevente passivo di tale esperienza: la materità comporta sia la costrizione nella materia che la percezione della limitazione stessa.

Così i valentiniani spiegano nel Vangelo di Verità: “L’ignoranza … produsse angoscia e terrore. E l’angoscia divenne densa come nebbia, tanto che nessuno poteva vedere. Per questo motivo l’errore divenne potente.” Perciò l’uomo vive in uno stato di oblio, in uno stato d’incoscienza e, restando inconsapevole di sè soffre della sua mancanza di radici, per questo l’esistenza umana assomiglia ad un incubo. Vivendo nello spavento e nella confusione, possiamo cadere vittime di “molti inganni” perché chi resta ignorante e “creatura dell’oblio” non può fare l’esperienza della compiutezza; una persona simile “dimora nella deficienza."

“Così è per coloro che hanno allontanato da sé l’ignoranza, come un sonno cui essi non danno alcun valore. Ugualmente non danno alcun valore alle sue opere, ma le abbandonano, al pari di un sogno nella notte … E’ così che ognuno ha agito da addormentato, nel tempo della sua ignoranza, ed è così che conosce, come se si ridestasse.” E’ la psiche in sé che contiene la possibilità della sua salvezza come pure della sua distruzione. Dice il Vangelo di Tommaso: “Gesù disse: “Se esprimerete quanto avete dentro di voi, quello che avete vi salverà. Se non lo avete dentro di voi, quello che non avete vi perderà … Quelli che sanno tutto, ma sono carenti dentro, mancano di tutto.”

Questa capacità di penetrazione sorge gradualmente e richiede molto sforzo: “Conosci ciò che sta davanti al tuo viso, e ciò che è nascosto ti verrà rivelato” perché, secondo il Dialogo del Salvatore: “ Se uno non capisce com’è sorto il corpo che indossa, perirà con esso … Chi non capisce com’è venuto non capisce come andrà.” Colui che non capisce se stesso e l’universo sarà votato all’annichilimento. Quando uno gnostico si interroga sul male non vuole scoprire ciò che è cattivo, quando i valentiniani si interrogano su di esso non parlano della malvagità, si riferiscono invece al male emozionale: paura, confusione e angoscia. Secondo il Vangelo di Verità, il processo di scoperta del sé, inizia quando si fa esperienza dell’angoscia e del terrore della condizione umana, noi cerchiamo quando vaghiamo come perduti nella nebbia o quando siamo perseguitati nel sogno da incubi terrificanti.

La morte e la distruzione spingono alla ricerca gnostica perché la materialità è causa di terrore, dolore e confusione, cioè da mancanza di chiarezza sull’orientamento della nostra vita. Tutte queste esperienze hanno inizio con l’ingresso nel corpo materiale, perciò dobbiamo diffidare del corpo perché esso è un sabotatore che porta alla sofferenza. Nella filosofia gnostica, non vi è alcuna fiducia nelle forze cieche dell’universo, e l'unica risorsa è costituita dalla ricerca della risposta dentro se stessi, impegnandoci in un viaggio interiore strettamente privato.

Solo chi arriva a fare esperienza della propria natura, cioè della natura umana come “fonte del tutto,” riceverà l’illuminazione poiché nel comprendere il sé essenziale, ossia la nostra divinità interna, si viene liberati dalle sue costrizioni esterne e si celebra l’identificazione con l’essere divino. E’ enorme la grandezza dell’essere umano, esso stesso Figlio e partecipe dell’Essenza Primordiale, destinato sempre a percorrere una strada solitaria, “uno tra mille e due tra diecimila” perché nella vita disse Gesù: “Siate come passanti!”

Buona erranza
Sharatan

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