martedì 27 ottobre 2009

Gli avventurieri dello spirito


La migliore descrizione del ricercatore spirituale, dell’avventuriero dello spirito, è di Marie-Madeleine Davy, una studiosa ed esegeta di mistica medievale cristiana. Nella mistica occidentale si utilizza il simbolismo delle nozze mistiche per indicare sia il lavoro di reintegrazione dell’individuo, ma anche un particolare tipo di evoluzione spirituale che proclama un’unione carnale dell’anima con Dio, così come rappresentato nel Cantico dei cantici: questa concezione ricorre sia nel cristianesimo come nel sufismo, ma anche nell’ebraismo. In tali nozze si trascende ogni dualità e si realizza l’unione con la Realtà Suprema, cioè la completa fusione dell’immagine sensibile con il suo supremo modello: l’amico dei misteri, l’avventuriero dello spirito che viene descritto è colui che si allena per diventare un Amante perfetto.

Innanzitutto dovremmo sempre rammentare, che permettere agli individui di vivere degnamente costituisce una priorità, ma presumere di potergli insegnare a vivere nell’interiorità ed iniziarlo a una dimensione divina, è un atto sconsiderato. Rammentiamo che anche tentare di istruire gli altri costituisce una missione impossibile, poiché essi rimangono sordi e indifferenti a ciò che non credono utile per loro. Quello che per alcuni è un piacere sconfinato, per la moltitudine diventa impossibile: lo stesso avviene per l’evoluzione della coscienza.

Mettere sullo stesso piano le concezioni culturali e rapportarle alla diretta esperienza delle stesse è veramente un errore fatale pertanto, avere delle persone che vivono in perfetta onestà e semplicità, guidati da un solido buonsenso, costituirebbe già un passo estremamente fruttuoso per tutta l’umanità.

Dicono che sul piano spirituale vale la legge dei vasi comunicanti tra i quali, sia in vita che dopo la morte, si producono scambi segreti: chiaro che questo vale se le persone lo credono. Le persone in verità possono accettarlo o rifiutarlo: il libero arbitrio rende giuste entrambi le scelte. Diventiamo saggi quando sappiamo accettare le diversità che esistono tra gli esseri umani, a condizione di saperli amare e saper comprendere le ragioni della loro diversità.

Diceva Caterina da Siena che l’amore non viene amato; valeva ai suoi tempi e vale ancor oggi, ed è questo è il motivo della freddezza che accompagna i nostri tempi così travagliati, ma lo erano pure quelli della santa senese. I tempi sono sempre stati duri per i ricercatori spirituali!

L’amore molto raramente diventa un valore universale, anzi sono sempre più disprezzati i sentimenti di calore e di partecipazione con un orientamento prevalente che privilegia solo l’indifferenza la quale, insieme all’animo tiepido e privo di passione, costituiscono i peggiori mali che affliggono l’animo moderno.

E’ vero pure che molte persone sono ormai in lotta disperata per la loro sopravvivenza personale, oppressi dalla difficoltà di mangiare e di trovare un posto in cui dormire, e parlare di spiritualità a queste persone disperate equivale a fare una beffa blasfema. Riservare attenzione allo studio dei misteri e della sapienza non potrà mai essere prioritario alle necessità materiali: l’uomo “non vive di solo pane” ma per continuare a vivere, il cibo è essenziale.

Pensiamo allora, che coloro che indagano sullo spirito se ne possono anche permettere il lusso, pensiamo poi che un ulteriore requisito che si richiede all’animo investigatore è la libertà di spirito e un profondo interesse per i problemi che investigano l’essenza delle cose: ricordiamo sempre che la maggioranza delle persone ne è completamente disinteressata.

Fortunatamente le persone che si interessano di queste problematiche spirituali, non nutrono alcuna ambizione di ricoprire ruoli di primo piano nella vita politica o sociale, e questo facilita il gioco. Per poter investigare è necessario tenersi in disparte da ogni eccessiva agitazione e questo fa parte del distacco, che è un ulteriore requisito da dover acquisire per iniziare il lungo viaggio.

E quando troviamo delle persone che aspirano a coltivare le qualità spirituali, le indichiamo come avventurieri dello spirito: essi sono persone che non si associano a nessuno, che si rifiutano di percorrere le vie battute dagli altri, e che cercano di farsi strada mano a mano che procedono nel loro cammino.

Sono persone che cercano di vivere nel momento presente, e che ammettono che la loro strada possa anche canbiare di direzione, laddove se ne ravvisi la necessità. Persone che sono coscienti della possibilità di potere commettere degli errori, e che non si ostinano a percorrere delle strade quando vedono che diventano falsi sentieri e che, soprattutto, di quei sentieri non vogliono accaparrarsene alcuna proprietà.

Gli avventurieri dello spirito sono persone che non vogliono aderire a singole scuole o singoli metodi, ma che non esitano a lasciarne libero l’uso a qualsiasi altra persona che ne veda una personale validità: la loro estraneità ai gruppi spesso li rende facili a critiche e sospetti. Gli avventurieri dello spirito sono una fonte di inquietudine e maldicenza per la loro diversità. Come poterli classificare se non vogliono aderire ad alcuna etichetta riconosciuta e definita?

E queste persone anomale non sono disposte a condividere con nessuno le gioie e i loro pensieri, perché gli altri li rigetterebbero o li trasformerebbero in conflitti e rancori, non potendone concepire il senso e la profondità. Nessuna esperienza spirituale può essere mai pienamente condivisa, anche se l’altro è pienamente disponibile ad ascoltare e recepire il senso del tuo messaggio, perchè un’esperienza intima non è mai traducibile con parole e formule convenzionali. Essa va praticata in forma assai riservata e personale.

Questi individui sono perlopiù selvaggi e non facilmente addomesticabili, dei nomadi temerari che non accettano alcun tipo di imposizione, perciò all’interno di partiti o di gruppi sentono che gli vengono tarpate le ali. Poiché essi non accettano alcun tipo di condizionamento ed imposizione, ogni sottomissione di gruppo equivale ad una condizionale infernale di vita.

Il tepore rassicurante del gregge in loro produce un terrore di ghiaccio, perché disprezzano l’eccessiva familiarità, l’ostentazione impudica delle persone, dei sentimenti e dell’anima: ferocemente aborrono coloro che rivelano i segreti e le confidenze ricevute.

Gli avventurieri dello spirito affrontano crisi passeggere e possono essere assaliti da dubbi e incertezze, ma sono coscienti del rischio di poter compromettere tutta la loro ricerca, perciò affrontano i momenti difficili con coraggio e poi tornano a percorrere la loro strada con spirito ancor più indomito. Devono possedere pazienza e determinazione.

I mercanti del Tempio ed i falsi guru da loro vengono istantaneamente identificati, perché gli avventurieri dello spirito non saranno mai disposti a diventare guru di nessuno a nessun prezzo e per nessun costo. Avere dei discepoli per loro è un fatto inconcepibile, perché sono privi di ogni pretesa e privi di ogni ambizione di possedere la Verità rivelata.

Essi rispondono sempre con enorme rispetto alle domande che gli vengono fatte, ma non offrono mai spontaneamente i loro consigli, perché si rifiutano di entrare in modo indiscreto nella vita degli altri. Gli avventurieri dello spirito comprendono che gli altri possano avere delle diversità e le vedono come delle particolarità da dover conoscere e da rispettare.

Essi amano l’umanità di una tenerezza non comune, e la loro tenerezza è come una brezza che sfiora i campi, calda come il primo sole di aprile: un tocco di tenerezza dopo la feroce crudezza dell’inverno.

Gli avventurieri dello spirito se devono parlare dell’interiorità si guardano da offrire facili ricette o consigli miracolosi, ma vogliono comportarsi come un buon cuoco che offre la sua ricetta al cliente che ha dichiarato di voler cucinare lo stesso piatto per una cena che farà a casa sua.

Offrirà la sua ricetta, ma poi l’altro sarà responsabile dell’effetto finale e della bontà del piatto che servirà ai suoi ospiti. Gli avventurieri dello spirito sono ghiotti di tanta buona cucina spirituale, ma sono anche consapevoli che questi cibi, per altri possono diventare un veleno. Il cibo spirituale arriva a loro numeroso e inaspettato come manna dal cielo, perché il mondo invisibile sa elargire con estrema generosità, offrendo sovrabbondanza ai suoi preferiti, e tutti gli avventurieri dello spirito sono i preferiti del Signore.

L’originalità estrema di questi avventurieri li spinge a ricercare in perpetuo una perfetta unità, che non sarà mai di questo mondo, perciò sono condannati a non poterla ottenere mai. E’ chiaro che questi pochi avventurieri non fanno comunella con i molti, soprattutto quando i molti vedono le trasformazioni che avvengono negli avventurieri, con il trascorrere del tempo: ma è fatale che la trasformazione avvenga.

Se una coscienza è vigile sa comprendere tutte le sue carenze ed è in grado di osservare ogni minimo particolare, perché impara a lavorare con la minuzia e la pazienza di un entomologo, ma rammentiamo che diventa estremamente doloroso osservare il mondo con estrema lucidità, soprattutto quando l’occhio spirituale diventa sempre più acuto e penetrante, mano a mano che lo si impara ad usare: perché l’individuo profondo ha lo sguardo più penetrante della persona comune.

Restare lucido e pienamente consapevole impone una gran massa di sofferenza, che viene risparmiata a colui che vive la vita in modo più superficiale, e che sono i molti. A volte essere delle persone banali offre tanti innegabili vantaggi e costituisce un’ottima protezione: pochi hanno la capacità di affrontare una luce abbagliante senza rimanere allucinati.

Emil Choran ha scritto che vedere il mondo fino in fondo e con piena lucidità equivale a sprofondare in un baratro di disperazione, ma questo vale in tutti i tempi e in tutte le epoche, e se diventa una scusa per restare in disparte, essa sarà insufficiente per farci rimanere passivi e poi sentirci i migliori.

Se però, chi appartiene alla schiera dei pochi, disprezza tutti quelli che appartengono al regno dei molti, costui non dovrebbe essere considerato né avventuriero dello spirito e neppure uomo, ma dovrebbe essere valutato solo come una caricatura di essere umano. Se pensiamo di avere tutti questi requisiti allora auguriamoci tutti un buon viaggio!

Buona erranza
Sharatan


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