martedì 24 novembre 2009

Alla ricerca del vasaio originario


Tutti gli esseri umani, aldilà delle differenze di mentalità e di cultura, hanno pressappoco le stesse percezioni del mondo esterno. Questo spiega la comparsa di personalità eccelse per il loro tempo e per i loro contesti, anche a latitudini diverse, ma con caratteristiche personali molto affini e che definiamo personalità mistiche. Queste personalità sono più facilmente riscontrabili nel monoteismo perché in esso avviene la cristallizzazione dell’impulso religioso con un processo spirituale intensissimo.

Un animo mistico non avverte all’improvviso uno stato di grazia divina, ma è mosso inizialmente da una ricerca esitante e inquieta. L’animo mistico è turbato, è preso dalla somma grandezza dell’universo, considera le cose con ansia, il suo occhio scruta ed interroga, e vuole penetrare più profondamente nelle cose che lo circondano: il mistico vuole ad ogni costo conoscere l’essenza degli esseri. Il mistico si interroga sul perché sono nate le cose, sul perché i suoi occhi vogliono abbracciare delle parti sempre più grandi del mondo, sul perché in lui esiste una voce così profonda e che lo spinge a farsi tutte quelle domande.

Così lo spirito del mistico è turbato ed inizia a cercare a tentoni una risposta ai suoi quesiti sulla creazione, e così inizia a ricercare il vasaio originario, l’Unico ed Inimitabile, l’Ineffabile Divinità che ha creato l’universo. La visione del mistico è conseguita in seguito ad un processo faticoso di concentrazione del suo spirito, ma poi essa è come un lampo improvviso, un fulmine nella notte, che illumina e mostra l’essenza del Tutto, del Divino Artefice dell’universo.

Questo contatto con Dio non sarà diretto, perché a Lui non possiamo accedere completamente, bensì mediante la sua Creazione, quindi ammirando l’ordine dell’universo nelle più atte vette della metafisica. Questo contatto personale è di estrema rarità ed è riservato a pochi esseri viventi, ma è in grado di infondere nel mistico una condotta virtuosa e coraggiosa che adotterà per tutta la sua vita: perché lui ormai conosce Colui che la realtà ci nasconde e che guida il nostro destino.

Il mistico è quindi un metafisico che deve fare “tabula rasa” di tutta la sua natura materiale e di una mentalità che prevede misura, calcolo o ragione: egli deve percorrere una via assolutamente inversa a quella razionale che sfrutta la logica pura. Deve abbandonare provvisoriamente quei principi che fondano la nostra vita sociale, perciò deve fare uno sforzo per evadere dall’io razionale del sentire comune, e ascoltare solo il mormorio profondo del suo io interiore, così da vedere solo con gli occhi dell’anima.

Il mistico non può vivere nel mondo, pur aspirando al sublime, se non con la pratica della meditazione e della concentrazione mentale e cercando di tenersi astratto dalla materialità. Tuttavia i mistici che vivono la “trance” come l’illuminazione repentina di cui si diceva sopra, riescono a vivere anche nella materialità, e la loro anima sarà legata per sempre alla sua guida infallibile e necessaria all’intelletto, essendo quest’ultimo la base del nostro vivere comune. Il mistico impara a vivere nel mondo pur non essendo del mondo.

Il misticismo non può essere trasmesso come una dottrina o come un comandamento: è uno stato d’animo individuale, con uno specialissimo modo di sentire, che sorge da una profonda inquietudine e da una concentrazione spirituale molto intensa della vita interiore. Il misticismo è un dono creatore di grande potenza che scaturisce come una sorgente da un’anima delicata, che s’immerge in un’atmosfera di alta e pura spiritualità. Vi è quindi, una matrice spirituale dell’umanità che si manifesta nelle grandi religioni, e che produce dei sognatori solitari, troppo sensibili alla miseria umana, che vengono afferrati da un’improvvisa e profonda “trance estatica” sotto l’ispirazione della Divinità.

Le visioni che vengono ricevute parlano di tutta la natura, nella sua grandezza e nella sua piccolezza infinite, in tutti i misteri dei suoi meccanismi e disvelano la trama del disegno divino, che tutto regola per il massimo bene dell’universo. Sono visioni rarissime che infondono nel mistico la comprensione della vera essenza dell’uomo, con tutte le doti e tutti i difetti. Sono comprensioni che risvegliano nel mistico tutta la sua tenerezza, la sua pietà e la sua profonda devozione, tutto il suo amore senza limiti per gli infelici e per i suoi simili, sia pure conoscendone debolezze, malvagità ed errori.

I mistici sono ostili ai privilegi, all’esclusivismo, essi lottano contro ogni prepotenza, contro le menzogne, contro ogni tirannia, e contro tutte le malvagità che saranno eliminate prima di avere il trionfo del Tempo dello Spirito: ogni mistico è un paladino della spiritualità assoluta. Come non vedere in loro, lo slancio generoso dello Spirito, che si protende verso la comunità umana per illuminarla? Come non amare questi folli innamorati di Dio e di tutti gli uomini, sapendo quale potente Soffio Divino li anima?

Buona erranza
Sharatan


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