giovedì 10 dicembre 2009

L’origine del Mondo del Caos


“C’è abbastanza luce per quelli che desiderano vedere,
e abbastanza oscurità per quelli che hanno una disposizione contraria”
(Blaise Pascal)


Nel ciclo della creazione narrato dalla Cabala, si narra che il primo essere emanato da Dio fu Adam Kadmon, cioè l’Uomo Primordiale che è il primo atto della Luce Divina che esce da Ein-Soph nello spazio primo del Tzimtzum, ma non emesso da tutte le parti, ma in una sola direzione. E le luci uscirono dall’Adam Kadmon, scaturendo dagli occhi, dalla bocca, dalle orecchie e dal naso, senza distinzione tra le varie Sephiroth, e senza vasi che le potessero contenere.

Ma non fu così per le luci che uscivano dagli occhi, perché esse furono emesse in forma polverizzata e apparsero nelle Sephiroth solo come punti isolati, creando “un mondo di luce” puntiforme, che è detto Mondo della Confusione e del Disordine, o Mondo del Caos. Però il divino piano della creazione prescrive che ogni singola cosa abbia il suo giusto posto, ben definito in una gerarchia ideale, e quindi tutte le luci dovevano venire captate e conservate in vasi speciali, creati per questo particolare scopo.

Ma avvenne che, al momento della creazione del mondo, la Sephira Gheburah/Din, quella del giudizio più severo, fu talmente potente che riuscì a rompere il suo vaso, distruggendo tutti i mondi che erano stati creati, e così avvenne la violenta “rottura dei vasi. ”

Si verificò allora, un tale salto di qualità e potenza, che causò la nascita di mondi inferiori: quindi le luci uscirono con violenza, e i pezzi dei vasi si sparpagliarono, lanciando ovunque delle “scintille sante della luce divina” facendo nascere così le forze del male, sebbene la rottura dei vasi fosse avvenuto per eccesso di luce e non per carenza di essa. Le scintille restarono prigioniere e incatenate nei frammenti di quei vasi, come “scorze” lontane dalla loro fonte.

Così la Presenza Divina fu separata dalla Luce originaria, e lasciata a vagare nell’oscurità dell’esilio, e nel mondo del Caos. Tra i re che governavano il Mondo del Caos, vi era il Re di tutte le Klippoth, che sono le forze del male, e che si chiama Bela ben Beor, in cui Bela significa ingoiare, e Beor vuol dire fuoco che brucia. Egli è il Re che ingoia il fuoco che scotta, quindi divora tutto il fuoco non controllato delle scintille di luce: infatti lui e le sue legioni se ne nutrono ancora, usando l’energia che vampirizzano per diffondere discordia e distruttività.

Le Sephiroth che si ruppero furono infatti quelle del cuore e tutte le inferiori ad esse, quindi i centri governatori dell’affetto e del sentimento: è questo il motivo per cui l’uomo prova sempre i maggiori patimenti nel campo delle emozioni e dell’amore: furono solo le Sephiroth dell’intelletto che fecero in tempo a sfuggire alla violenta frantumazione, e che riuscirono a scappare prima che tutto scoppiasse.

In questo mito vi è la metafora che, se l’intelletto scappa, certamente salva se stesso, ma lascia indietro sia il corpo che il sentimento, come pure abbandona al loro destino tutti gli esseri più indifesi. C’è sempre chi fugge in tempo e chi, invece, non riesce a scappare perché non ne ha le forze: chi fugge non salva la creazione.

I cabalisti credono che, dopo la caduta di Adamo, tutti gli uomini sono chiamati alla rettificazione di questa frantumazione. Secondo la legge dell’entropia, un essere tende a restare chiuso in se stesso per matenere integro il suo equilibrio, ma restare chiusi all’infinito non è possibile, quindi sono improprie tutte quelle azioni che si compiono al solo fine di salvare solo noi stessi e la nostra anima, perché così non riusciamo a sfuggire all’azione del primo dei mondi creati: il Mondo del Caos.

Il primo universo era il Mondo del Caos che nasce prima del Mondo della Rettificazione, perché nessuna rettificazione avrebbe senso se non ci fosse stata una precedente caotica frantumazione. In questo mondo esistevano già le forze divine e le generazioni di esseri umani, ed esisteva anche la materia, solo che non esistevano i Partzufim, cioè delle Espressioni o ruoli che Dio assume nel rivelarsi alle sue creature.

I Partzufim sono dei modi per connettere le opposte Sephiroth tra di loro, in modo che l’eccesso di una possa essere assorbito dall’altra del lato opposto, mantenendo inalterato l’equilibrio dell’albero sephirotico.

Nel Mondo del Caos non vi era perciò un tale equilibrio, e i vari elementi non erano in comunicazione tra loro, le pareti e le strutture di questa realtà erano troppo rigide, per cui avveniva che i serbatoi energetici delle Sephiroth fossero troppo pieni, oppure che si svuotassero in modo eccessivo. Se ci riflettiamo vediamo che così avviene anche nel corpo e nella vita dell’uomo, perché il microcosmo riflette sempre la realtà macrocosmica superiore.

Il destino di questo sistema squilibrato era quello di implodere o esplodere: implodere per mancanza di energie vitali, oppure esplodere per un loro eccesso, così come infatti avvenne. Questo passo ci dovrebbe far riflettere sulla fondamentale importanza, per la vita umana, della presenza di connessioni, di collegamenti e di comunicazioni: questo ci dovrebbe insegnare molto sul potere negativo della Legge dell’Entropia o del disordine, e sulla forza squilibrante della disgregazione.

Il Mondo del Caos è Malkhut Edom, cioè il Regno del Rosso, e la Cabala simboleggia nel rosso il governo delle forze del lato sinistro, quelle della severità e del giudizio, perciò tutti i regni creati con questo colore, che erano i mondi che venivano ciclicamente distrutti, erano basati solo sulla valutazione del singolo merito o demerito. In questi regni se c’erano dei meriti si veniva salvati, altrimenti si era condannati a pagare tutto il debito accumulato con una cosmica deflagrazione.

Nel Mondo del Caos vi era anche del bene, ma era il bene sterile di coloro che agiscono solo per tornaconto personale: questo bene non produceva alcun frutto, e perciò non sfuggiva all’entropia di quella dimensione, per cui avveniva che i debiti si accumulavano eternamente, perché l’interesse passivo era talmente alto che nessuno poteva saldare i suoi conti. Arrivati ad un certo punto, il Giudice Universale si trovava davanti ad un mondo talmente oberato dal male che era costretto a lasciarlo, e così quel mondo privato di Dio arrivava al collasso finale.

L’anima che sfugge per salvare solo se stessa non ottiene alcuna salvezza, anche se sfugge al disastro cosmico non potrà rescindere in alcun modo la catena che la tiene collegata a tutti gli altri esseri. E’ la materia che va salvata e rettificata, insegna la Cabala, non l’anima che è già divina, e il mondo che va salvato è quello in cui anche le pietre, anche gli insetti e tutti gli atomi dovranno avere la salvezza, perché in tutti vi è un frammento divino. E' il Messia che verrà a rettificare l’intera creazione, affermano i cabalisti, e che ricostruirà il Tempio di Gerusalemme.

E che il tempio sia il simbolo del corpo dell’uomo non vi è alcun dubbio, perché Dio creò Adamo insuflando nelle narici il Soffio Divino: Adamo è il vaso di Dio e il Tempio in cui egli risiede. Ma ancor più dice la Cabala, quando afferma che il segreto del Tempio è quello di dimostrare che anche nell’elemento fisico, nelle pietre, nei pezzi di legno e nel ramo di vite, negli oggetti e nel pelo degli animali, così come in ogni briciola della materia noi contempliamo il volto di Dio; perchè il mondo è il mantello di Dio.

Una dottrina spirituale che insegna a salvare la sola anima individuale, assomiglia perciò alla rottura dei vasi con la fuga delle Sephiroth che saltarono verso l’alto e abbandonarono al loro destino i vasi inferiori, che furono vittime della tragedia colossale, conoscendo una pena che dura ancor oggi. Ma per la vera alchimia dell’amore, afferma la Cabala, non è questo ciò che il Padre Divino vuole per le sue creature, non è questo il Disegno divino per la sua creazione.

E’ dalla rettificazione di tutti che conseguirà la completa rettificazione dell’universo, perciò i maestri del cabalismo hassidico dicono: “Ogni uomo è stato creato per riparare una cosa del mondo. Il mondo ha dunque bisogno di lui come lui ha bisogno del mondo.” Quindi se chiediamo ad un cabalista perché Dio abbia creato il mondo, egli risponderà: “Perché soltanto l’amore ha bisogno di un compagno diverso da te, e che tuttavia è simile a te nell’essere.”

Quindi è facile giungere alla conclusione che, poiché Dio ha creato il mondo per amore, e l’amore dischiude tutto il senso ultimo della realtà, la vera identità si ritrova solo nel rapporto con gli altri esseri umani, e il rapporto con Dio si attua tramite i rapporti con i nostri simili. Nel hassidismo si dice che la Grazia Divina, quando si accorse che l’uomo era caduto nella Ghenna del peccato, scese dal cielo, e accettò di arrivare fino al luogo più profondo degli inferi per liberare coloro che vi erano rinchiusi.

Condotto dal suo amore per loro Egli riuscì a ritrovarli, a ripulirli dallo spesso strato di rifiuti che li ricopriva, fino a far risplendere le “scintille sante” che giacevano sepolte ed offuscate dalla polvere: Egli riuscì così a liberarle e riportarle a Dio, perché “nessuno deve essere respinto.”

Per questo gli hassidim, nel loro “servizio a Dio” tengono molto in conto il principio che afferma: “Ogni uomo deve pensare: è per me, in mio onore che il mondo è stato creato” e, quindi vivono e approfondiscono questo insegnamento, e sono conosciuti come i Maestri del Servizio Divino.

Buona erranza
Sharatan


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