giovedì 16 settembre 2010

L’illusione di Brahman


“La goccia di rugiada penetra nel mare scintillante
quando lo spirito individuale
torna nel grande oceano dello spirito”

(Aforisma buddista)


I maestri vedantini dicono che l’universo fu creato dalle emanazioni di Brahman, poiché egli, che è l’Assoluto, ha emanato tutto l’universo e, come questo avvenga, la sapienza antica lo spiega affermando che il Nirguna non ha creato dal nulla poiché il Tutto, si suddivise in molti emanando vari gradi di qualità differenziate in anime individuali. L’Uno è indivisibile, perciò non si divise nella sua emanazione e nessuna idea di scissione potrebbe essere contemplata in questa verità.

Nell’inno dell’Atharva Veda dedicato al Pilastro dell’universo, Skambha, si afferma che vi è un Pilastro solare, poiché Brahman viene identificato come il Sole, che viene definito come Fuoco o come triplice cigno, ed è questo l’Uno. Egli è la pienezza, è vicino e lontano, egli non muore e non diviene vecchio poiché è il Non-generato. E’ Brahman che sorregge ogni cosa, che conosce tutto ciò che è, infatti tra le sue braccia riposano gli esseri viventi perciò egli resta, mentre tutto scompare con il tempo che distrugge le generazioni degli uomini.

Brahman crea le stagioni e divide il tempo in anni e in mesi, perciò è l’unica realtà stabile: egli è il Misuratore del Tempo e dello spazio. Rappresentando la Verità risplende in Alto, con la Parola sacra controlla il Basso e con il suo respiro alita il soffio di vita nei mondi, perciò Brahman Nirguna è il Supremo. Gli uomini credono che sia eterno, pur tuttavia si rinnova ogni giorno, poiché sono innumerevoli le forme del Sé che giacciono in Lui.

L’Uno è Brahman, che è completamente invisibile e, tuttavia è il più vasto di tutto l’universo: chi conosce il filo sottile che unisce tutte le creature, e chi conosce il filo di questo filo, conosce Brahman il Supremo. Splendendo nel cielo il sole è il Misuratore del Tempo ed avanza verso il Supremo facendo in basso ciò che Brahman fa in Alto. Contemplando il Loto delle nove Porte, se siamo attorniati dai tre fili che portano la verità superiore vedremo che esiste il grande prodigio del Sé: e questo è il profondo mistero di cui i conoscitori di Brahman hanno conoscenza.

Chi conosce il Sé vede che è “saggio, giovane, mai vecchio” perciò il Sé non teme la morte essendo libero dal desiderio, infatti il Sé è immortale ed eterno perciò, colui che dipende soltanto dal proprio Sé, è “colmo di fresca linfa, nulla gli manca.” Brahman è il Signore della Parola sacra ed è l’Artefice divino che originò i Sette grandi veggenti che erano gli “esseri che parlavano con sette voci sacre” e che furono i sette artefici materiali della creazione.

All’origine vi era solo un oceano di acque che ondeggiavano, perciò dal Fuoco venne covato l’Uno che desiderò creare e generò il mondo materiale che vediamo: nei Rg-Veda si afferma che fu così che venne creato il Macratropo, che è l’Uomo Cosmico che è l’immagine increata dell’universo, ed è il punto di partenza della creazione destinata a svolgersi su piani diversi, essendo la realtà costituita di microcosmo e di macrocosmo: l’universo nasce dal sacrificio del Purusha che venne offerto in sacrificio dagli dei, perciò egli venne suddiviso essendo l'Indifferenziato.

Nell’ordine umano vediamo il brahmano che è divenuto la sua bocca, mentre le braccia sono il guerriero, le sue cosce sono l’artigiano e l’agricoltore, infine dai suoi piedi furono originati i fuoricasta: ecco il frutto della divisione del Purusha nel mondo umano. C’è un filo che crea un ordito che unisce l’uomo, la società e il cosmo ed è una fitta rete di corrispondenze tra il mondo inferiore e superiore, perciò l‘assoluto è come un fuoco da cui hanno origine delle scintille che provengono da Lui, e che a Lui ritorneranno.

Anche quando queste scintille sembrano separate dal fuoco originario non lo sono affatto, poiché esse ardono del fuoco che posseggono all‘interno: questo è il vero significato dell’emanazione che assume il senso di un riflesso meno intenso della sua origine primigenia. Il rapporto che lega Brahman alle anime individuali si può paragonare al profumo di un fiore che lo rappresenta, infatti il profumo appartiene al fiore che non vediamo: l‘immagine dell‘origine è quella del riflesso del sole che illumina un vaso pieno d‘acqua con il suo riflesso, e che manda queste rifrazioni di luce tutto attorno a sé.

Sarà chiaro che il vaso rappresenta il veicolo corporeo, l’acqua è la mente, la luce è lo spirito: e questa immagine ci spiega anche come furono creati i tre elementi primari del mondo materiale. I maestri vedantini dicono che le molteplici anime individuali, indipendentemente dalla loro emanazione prescindendo dal fatto che siano un riflesso o una creazione divina, vivono prigioniere della sostanza della realtà che è fatta di velo sottile e impalpabile e che riveste il Prakriti rendendo falso l’universo, perciò il mondo sensibile offre un Brahman offuscato.

Lo stesso Brahman è restato affascinato da Maya, e si separa in innumerevoli anime individuali e in spiriti naturali definiti e numerevoli che costituiscono un mondo materiale e sensibile che ci beffa sempre più. Ecco la più audace verità che rivela come lo stesso Infinito è avvolto dall’illusione, e crea il sogno dell'universo limitato e fenomenico in cui Egli perde la sua identità dimenticando di essere uno spirito unico per credersi un numero illimitato di identità.

Questa è la teoria vedantina più ardita di tutte le filosofie che vollero spiegare l’origine del mondo, e fu considerata eretica poiché essa afferma che lo stesso Brahman viene avviluppato dal fascino del velo di Maya che genera l'illusione, perciò Brahman si perse nel Samsara. Gli antichi saggi rivelano che anche il Samsara viene creato nell’universo materiale diventando esso stesso una illusione, poiché è il frutto del sogno di Brahman.

La prima illusione materiale è il senso di distacco da un nucleo centrale, a cui segue l’illusorietà della percezione dell’universo così come viene percepita dalle anime individuali che sono ugualmente l'illusione e il sogno di Brahman. Guardandosi riflesso nelle gocce d’acqua contenute nei vasi di Maya, Brahman si vede suddiviso e non ricorda di essere l’Uno, infatti crede di essere una molteplicità. Il dio si vede riflesso dai mille occhi della realtà materiale, e l’illusione del Samsara tiene avvinte le molteplici anime individuali che non ricordano di essere Brahman, perciò perseverano nel loro errore.

Tutta l’illusione di forme e di organismi manifesta infiniti personaggi, infinite ruoli e forme infinite per cui Brahman si muove sul palcoscenico di Maya per interpretare mille ruoli e mille personaggi, ma anche essi vivono nel suo sogno e nell‘illusione. Se noi ci rendiamo consapevoli di questa grande illusione siamo liberi, perciò ogni anima si divincola dalla rete di Maya e ci ridestiamo dal sogno del Samsara: così noi ci liberiamo e ritorniamo ad essere Brahman.

Buona erranza
Sharatan

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