giovedì 21 ottobre 2010

L’incarnazione


“Il percorso spirituale consiste nel nascere, nascere senza sosta, nell’incarnarsi completamente, nel coincidere con la vita fino a che il mondo diviene la palpitazione della propria esistenza.

La cosa più difficile è scendere nel mondo, accettare finalmente la nostra incarnazione. Siamo fuggiti per troppo tempo, ed è sempre la nostra nascita che rifuggiamo.

Continuando a rifiutare di nascere e di morire in ogni istante, rifiutando l’incarnazione, lasciamo libero corso ad una sofferenza che non può essere affrontata altro che sul proprio terreno.

La “realizzazione” - o la perfezione spirituale - si compie nella materia. Si tratta molto di più di una discesa che di una salita.

Si può santificare il mondo solo abitandolo totalmente, fino ai più reconditi pertugi del corpo, della materia, della sofferenza.

Per la grande opera di trasformazione, niente è troppo vile o è troppo basso.

La presa di contatto con l’oscuro, la materia, la sofferenza è la “prima nobile verità” del Buddha. I cristiani hanno scelto per emblema il corpo di un Dio morto torturato.

L’incarnazione significa che siamo divini fin dall’origine,
e la resurrezione significa che ci risvegliamo a questa divinità.

Ma, fra le due… questo incendio.”


[Pierre Lévy - Il fuoco liberatore, Sassella, 2006 p.103-104]



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