giovedì 24 febbraio 2011

La nostra rimembranza


“Non basta sapere, occorre anche praticare”

(W. Goethe)


Nel buddismo si afferma che la coscienza umana è come il corso di un fiume che fluisce di continuo, infatti la nostra coscienza è come un corso di acqua che possiede diversi livelli di profondità che dobbiamo saper esplorare, perché la conoscenza della nostra meccanica mentale permette di liberarci dai condizionamenti esteriori. Comprendere come funziona la mente ci permette di praticare il miglioramento di noi stessi infatti, secondo Gurdjieff, la maggiore difficoltà del lavoro umano è quella di scegliere il tipo di influenza a cui si vuole sottostare, poiché non si può vivere senza essere influenzati da qualcosa, allora tanto vale saper scegliere i condizionamenti che sono più utili al nostro miglioramento.

La possibilità di poter cambiare il nostro pensiero per saperlo adattare con fluidità ai cambiamenti è una grande sfida per l’intelligenza umana, in quanto la mente umana è sempre impegnata nella difesa delle sue concezioni, anche se si rivelano errate: il fatto è che l’uomo vive nella duplice realtà di verità soggettive e di verità oggettive che sono entrambi giuste essendo delle realtà esatte dal duplice punto di vista. Nessuna scuola fornisce tutto quello che serve all’uomo, perché non sono necessarie tante parole per comprendere e la mente umana sarebbe saturata dalla conoscenza, perciò si annullerebbe tutto lo spazio necessario per la maturazione dell’individualità personale.

La quantità delle parole non è sufficiente per farci cogliere la verità, ma non basta neppure per convincere o per risvegliare la consapevolezza, infatti le parole risvegliano solo delle percezioni mentali, ma non possono infondere alcuna visione profonda delle cose. La mente umana ospita delle concezioni che sono conservate intimamente, perciò esse diventano le nostre certezze, e non ha importanza la loro qualità, infatti non conta affatto che siano vere o false, perché diventano “nostre” a livelli profondi, perciò le conserviamo come parti del nostro essere più intimo. Ecco perché il saper ripensare alle nostre verità più profonde per saperne dubitare diventa un'ottima prerogativa per costruire una brillante intelligenza.

Restare attaccati alle nostre idee non appare affatto una scelta vantaggiosa, infatti il mondo cambia e noi restiamo indietro, perché la nostra percezione resta limitata ai vecchi attaccamenti mentali che impediscono l’evoluzione, perciò essi danneggiano la nostra liberazione. Si dice che l’intuizione più profonda sia una conquista personale di cui dobbiamo essere convinti perciò, anche una quantità limitata di conoscenze, di idee e di pensieri non impedisce la nostra pratica evolutiva. Per Gurdjieff, il primo passo per la vera consapevolezza è il ricordarsi di sé che è la nostra continua rimembranza a noi stessi essendo un ricordo difficile da conservare perché l’uomo vive immerso nel sonno e vegeta nell’automatismo delle sue funzioni minime.

L’uomo comune vive in due livelli inferiori di consapevolezza perchè attua un primo stadio evolutivo nello stato del sonnambulo che non sa andare oltre una vita fisiologica, ma riesce ad ascendere nel secondo livello dell’uomo che vive lavorando, passeggiando, producendo idee, occupandosi della sua vita, e facendosi la guerra, perciò diventando più attivo con una coscienza che è ritenuta lucida, sebbene sia molto lontana dalla lucidità della consapevolezza. Nel terzo livello vi è rimembranza e il ricordarsi di sé che è la coscienza consapevole del nostro essere, ed è questo è il livello che l’uomo crede di avere ma, tale conquista non si ottiene con il desiderio ardente, poiché l’uomo è incapace di mantenere la ferma decisione della volontà.

Il livello superiore di coscienza obiettiva fornisce la capacità di vedere le cose per come sono, perciò conquistiamo una chiarezza inesistente negli stadi inferiori, poiché in quei luoghi abbiamo solo fugaci barlumi di luce e veloci lampi di coscienza. All’illuminazione si giunge come risultato di grande impegno, di lunga fatica e dell'indomabile volontà della crescita interiore. E’ nello stadio della rimembranza che attestiamo il diritto naturale dell’essere umano, perché l’attitudine alla conservazione di memoria è innata nella natura umana, e se essa non è posseduta è solo perché l’uomo non vive nelle sue condizioni normali.

E’ necessario sapere che ricordarsi di sé è la consapevolezza che deve essere attivata, poichè la possediamo solo in modo intermittente e non permanentemente, perciò l'attitudine va consolidata tramite un allenamento speciale. Per molti, il fatto di dover conquistare coscienza è un fatto paradossale perché l’uomo crede di essere perché pensa, mentre è la coscienza che fa nascere il pensiero e il pensatore: evidentemente nessuno vuole lottare per ottenere ciò che crede di avere, e nessuno fatica per delle chimere. L’uomo è duale anche nella sua coscienza, infatti tutti i livelli superiori e inferiori sono perfettamente sviluppati e lavorano continuamente: è solo la nostra coscienza ordinaria che è inconsapevole di questi meccanismi, perciò non sperimenta tali verità.

L’uomo vive di coscienza soggettiva perché vive di sogni che dimentica, e questi sogni sono creati dalle sensazioni che provengono dal mondo per riverberarsi nel corpo tramite delle eccitazioni sensoriali che plasmano i nostri desideri e le nostre fantasie: il sognatore vive in un beato mondo interiore e resta in balia di tutto ciò che gli accade. Al momento dell'azione, l’uomo si illude di avere coscienza perché si muove, vive, fa discorsi, vede pericoli e studia strategie perciò si sente vivo sapendo uscire all’esterno. Comunque, in una tale condizione non vi è una sorte migliore dalla precedente in quanto, sebbene vi sia l’azione, l’uomo resta sempre ignorante dell'effetto che le sue azioni producono su lui e sul suo ambiente, quindi l’uomo è immemore di sé stesso.

Un essere automatico è privo di finalità, infatti egli non sa arrestare il flusso dei pensieri, non sa tenere a freno l’immaginazione, non esercita controllo delle emozioni e non sa neppure dirigere la sua attenzione. Vivendo di immaginazioni e di fantasie a quest’uomo non resta alcuno spazio per il mondo reale, perché la realtà è nascosta dal muro delle sue fantasie, e quella che è detta coscienza lucida diviene una condizione molto più pericolosa del sonno. Nei due stadi inferiori vi è il medesimo mondo soggettivo in cui l’umano pensa, dice e agisce nella carenza di profonde motivazioni al senso del suo agire.

Un uomo dovrebbe chiedersi come potersi risvegliare, però questo può chiederselo solo chi sa che la sua vita è un sogno, e l’uomo si può convincere al risveglio solo se crede che non ha alcun ricordo e rimembranza del suo essere, ma questo non può essere frutto del desiderio o di capriccio. Per avere il risveglio, dice Gurdjieff, è necessario trovare un maestro che è un essere che non può dormire perciò impedisce che gli altri cadano addormentati, perciò un maestro è necessario per impedirci di cadere nel sonno della coscienza e della ragione.

Infatti tutte le parole del mondo diventano inutili e sono insufficienti per ridestarci se gli uomini non sanno neppure che le parole evangeliche “Siate desti!” e “Svegliatevi!” sono da intendersi in senso veramente letterale. Finché l’uomo dorme non asseconda la sua vera natura che è il ricordarsi di sé, e anche il mondo vuole che l’uomo dorma fin dall'infanzia tramite l’assuefazione alle abitudini: questi legami ipnotici tengono l’uomo avvinto e sottomesso impedendogli di ascendere nella rimembranza, e l’uomo viene illuso di avere la coscienza e di godere della libertà.

Sebbene i fatti possano sconfessare le teorie, l’uomo penserà ai fatti come fossero accidentali e li crederà casualità e inconvenienti che si aggiustano da soli: per questo nessuno lavora per osservarsi e comprendere quali aspetti e meccanismi della nostra macchina vadano migliorati. Se l’uomo comprende che vive sotto il livello delle sue capacità naturali, in lui nasce la volontà di cambiare per progredire. Solo tramite una lunga e paziente pratica possiamo ottenere dei positivi cambiamenti dei nostri processi interiori, però è nell’osservazione di noi stessi che troviamo un potente mezzo di cambiamento e il metodo giusto per avere il risveglio.

L’osservazione è come un fascio di luce che va ad illuminare quelle zone in cui vi era l’oscurità assoluta, perciò questa luce illumina la coscienza con un barlume sempre più intenso che ci fa vedere la natura dei processi che sono divenuti desueti. Sono i nostri processi psichici che diventano il materiale dell’alchimia interiore che dobbiamo iniziare, perché l’uomo deve comprendere la necessità di osservare e di lavorare sulla sua natura, infatti l’osservazione deve essere specifica per saperci vedere come un individuo integro per come agiamo all’esterno. Dobbiamo saperci osservare nei vari momenti della nostra vita, nelle nostre manifestazioni emozionali, nei nostri pensieri, nelle intime sensazioni, nei gesti, nei movimenti corporei e in tutte le nostre espressioni più personali.

Se l’uomo si ferma ad osservare come appare all’esterno vede il ritratto di un soggetto intero, perciò possiede tutto il quadro di quello che siamo e percepisce anche fin dove può aspirare a spingersi, infatti può valutare quanto la nostra immagine mentale sia lontana dall’immagine reale che risulta all‘esterno. Al posto della nostra immagine ideale vediamo una immagine nuova e molto più vera della precedente, perché noi siamo così come ci manifestiamo nel mondo e non siamo come pensiamo di essere nelle nostre illusioni. L’uomo vive di irrealtà, di illusioni, di invenzioni e di artifici, perciò deve riconoscere il mondo reale togliendo tutto l’immaginario tramite l’osservazione e lo studio di sé stesso.

Solo osservandoci sappiamo che l’impotenza alla nostra rimembranza è uno dei tratti più caratteristici della natura umana ed è la causa principale dei nostri comportamenti: l’uomo è incapace di ogni ricordo infatti decide, parla, giura e agisce ma non ricorda quello che ha detto un giorno, una settimana, un mese, un anno prima perché lavora ma si interrompe spesso, poiché non ricorda più quello che aveva iniziato. L’uomo dimentica ogni promessa e impegno infatti, la società usa delle associazioni utili collegando alla mente umana delle parole come l’onore, l’onestà e il dovere affinché l’uomo non si dimentichi la necessità di essere etico.

Poiché l’uomo dimentica facilmente quello che si riferisce a sé stesso, è per questo che le opinioni e i punti di vista umani sono privi di ogni stabilità e coerenza, infatti dimentichiamo ciò che abbiamo pensato, ciò che abbiamo detto e tutto quello che abbiamo fatto mentre restiamo prigionieri di fantasie, di illusioni e di identificazioni mentali. L’uomo è talmente abituato a mentire che non accetta alcuna verità su sé stesso, perché la verità può essere rivelata solo dopo che si è conosciuta, perciò dobbiamo imparare che non sono necessarie molte vite per evolvere, ma può essere sufficiente anche una sola vita, ma a condizione che iniziamo da subito a ritrovare la memoria di noi stessi.

Buona erranza
Sharatan

2 commenti:

salvo ha detto...

Ciao Sharatan, leggendoti mi sono venute queste riflessioni:


Abbiamo delle individualità complesse e uniche, ognuno di noi alle vicende della vita risponde in modo diverso, ognuno utilizza la sua esperienza per affrontare le varie situazioni. Siamo pieni di contraddizioni, non sempre riusciamo a esprimere noi stessi per come veramente siamo. In noi esistono potenzialità eccezionali, ma sconosciute per la maggior parte delle persone, e allora ci adattiamo alla realtà che ci circonda, creando in noi frustrazioni e delusioni, facendoci vivere male.
Approfondire la nostra interiorità, utilizzare quelle energie che sono presenti in noi e che si rapportano con le energie presenti nella natura dell'universo. Pensare sempre in positivo, astenersi dal giudicare e cogliere le differenze degli altri come un arricchimento di noi stessi.
Un carissimo saluto Salvo

Sharatan ain al Rami ha detto...

Caro Salvo,

hai capito perfettamente il senso di quello che volevo dire. Il ricordarci di noi è questo essere all'altezza di noi stessi, è l'essere sempre presenti alla nostra strada e al nostro miglioramento.

Utilizzare la critica riguardo ai nostri atteggiamenti e non voler vedere solo negli altri il difetto e la mancanza, ma sapersi mettere in discussione nel dubbio di poter sbagliare.

Ti mando un grande abbraccio
Sharatan