sabato 7 maggio 2011

Una mente che assorbe il mondo


"La grandezza dell’uomo è nel suo pensiero"

(Blaise Pascal)

Le nuove scoperte sulle capacità umane ci confermano le meraviglie della nostra mente ma, queste nuove acquisizioni giungono anche per confermare delle brillanti intuizioni che alcuni ebbero ancor prima delle evidenze scientifiche concrete. Lo studio dei nostri processi mentali ci mostra con quali vicende e con quali fatti riusciamo a strutturarci, infatti è sulle cognizioni e sulle conoscenze che l’uomo plasma la vita emozionale, organizza le sue funzioni mentali, struttura la forma della sua mente e forma la sua individualità particolare.

La mente assorbe le conoscenze e struttura i suoi comportamenti prendendo ad esempio il mondo esteriore, perciò le origini e le motivazioni per cui agiamo sono sempre stimolati dall’ambiente in cui siamo cresciuti e vissuti, poiché la mente assorbe il mondo, diceva Maria Montessori. I bambini si strutturano perché “assorbono il mondo“ da cui vengono trasformati, infatti essi si creano una “carne mentale” usando le cose che esistono nel loro ambiente, soprattutto nei primi anni di vita.

Nell’adulto il saper restare assorbenti è molto più difficile, poiché l’adulto usa dei comportamenti intenzionali e consapevoli che gli permettono di distanziarsi dall'influenza dell'ambiente. Questa intuizione viene confermata dalla moderna scoperta dei “neuroni specchio” che provano l’esistenza di “operatori mentali” che fungono da organizzatori dei processi mentali.

Questa scoperta conferma che la mente è originariamente come una carta assorbente che usa le impressioni sensoriali per costruire la sua struttura e per organizzare i suoi comportamenti coscienti. Maria Montessori diceva che il passaggio dall’inconsapevolezza alla conscienza non è un processo che avviene in modo automatico, ma deve venir stimolato dall’esterno, perciò si rende necessario educare l’uomo affinché possa costruire le sue facoltà, infatti la crescita richiede una grande fatica e un enorme sforzo da parte dell’individuo.

Il bambino ha la tendenza naturale ad assumere i comportamenti che vede all’esterno perché è tramite l’imitazione che la mente infantile apprende ma, per ottenere l’apprendimento è necessario che il suo comportamento imitativo sia preceduto dalla comprensione di ciò che vede, perché l’uomo prima deve capire e solo dopo è in grado di ripetere ciò che ha visto.

L’imitazione è naturale nel processo evolutivo, ma è indispensabile che la comprensione sia precedente, affinché le esperienze altrui diventino utili per aiutarci a costruire le strutture basilari della nostra personalità, infatti l’uomo passa da uno stato “virtuale” a uno reale dell’esperienza.

L’esempio, dice Montessori, non è sufficiente per poter apprendere perché esso è solo un motivo per imitare, ma deve intervenire anche uno sforzo ulteriore per imitare, e se il bambino s’impegna nello sforzo, “spesso supera in perfezione e in esattezza l’esempio che gli è servito da incentivo.”

Gli scienziati si sono chiesti se i neuroni specchio possano essere la base per comprendere questa tendenza imitativa naturale che è implicita nella dinamica dei nostri processi mentali, e la loro risposta è stata pienamente affermativa. Lo sviluppo umano avviene dapprima attraverso lo sviluppo dei sensi ma, è solo dopo che la “mente assorbente” ha accumulato una quantità sufficiente di cognizioni, che si può avere lo sviluppo dell’intelligenza, in quanto si possono usare gli apprendimenti in modo consapevole.

Il comportamento imitativo umano è stato interpretato in vario modo, ma le intuizioni montessoriane sono risultate valide, infatti l’imitazione umana è una propensione naturale che trae origine dai dinamismi inconsci che sono caratteristici della mente assorbente, perciò essi non sono il fulcro dell’apprendimento. La cosa più importante per avere l’apprendimento è lo sforzo che si compie per rispondere all'esigenza innata che è soddisfatta solo quando l’imitazione pura e semplice è preceduta dalla comprensione, perché dobbiamo renderci “conto che il figlio dell’uomo deve capire prima di imitare.”

L’imitazione favorisce l’apprendimento ma è la comprensione che è la fase preliminare, perciò il comprendere precede l’imitazione. E’ dalla tendenza a seguire gli atteggiamenti che vediamo negli altri, è la possibilità di vivere direttamente le esperienze emotive che vediamo vivere, perciò è la comprensione profonda di ciò che vediamo che ci aiuta a costruire la nostra personalità. Ma, gli esempi non sono sufficienti a giustificare l‘imitazione, perché il bambino può andare oltre e può superare “in perfezione ed esattezza l’esempio che gli è servito di incentivo.”

La scoperta dei “neuroni specchio” di Rizzolatti e Sinigaglia ci conferma alcune evidenze:
1) l’imitazione è innata nell’uomo e viene attuata rispetto ai comportamenti, alle espressioni del viso e del corpo, ed essa non lascia traccia o effetto sull’attività cognitiva e sull’apprendimento successivo.

2) l’imitazione è la capacità di replicare degli schemi motori, perciò sembra appartenere alle strutture motrici del cervello, e se abbiamo visto compiere un’azione l’apprendiamo più velocemente.

3) vi è una funzione più complessa che è altamente evolutiva nel sistema dei neuroni specchio, infatti si ipotizza “che tramite l’osservazione un individuo apprende un pattern d’azione nuovo e sia in grado di riprodurlo nei dettagli.”

L’imitazione del primo tipo non coinvolge alcuna funzione di apprendimento nell’osservatore, in quanto si osserva come se fossimo una cinepresa che registra le immagini che vede davanti all’obiettivo, ed è il tipo di osservazione che è collegato alle funzioni inconsce della mente assorbente del bambino. Questa esperienza è inerente alle funzioni sensorie e non coinvolge alcun tipo di comprensione neppure di tipo primitivo, ma essa è una base automatica su cui l’imitazione successiva si potrà strutturare.

Nella seconda ipotesi l’atto osservato va ad attivare uno schema motorio di tipo imitativo solo a condizione che esso faccia parte del patrimonio genetico dell’individuo che osserva: questa appartenenza genetica e intima si pone come “condicio sine qua non” affinché vi sia la replica dell’imitazione. In colui che ripete non vi è alcuna aggiunta a ciò che viene osservato, ma ogni accrescimento è registrato nell’organizzazione neuronale e cognitiva che progressivamente si viene ad arricchire.

La comprensione preliminare di cui diceva Montessori è da ricercarsi a questo livello, perché è probabile che è qui che sorga il “capire” preliminare di cui lei ipotizzava: questo oggi diventa vero anche scientificamente, perciò le neuroscienze attestano che la replica è possibile solo se il patrimonio genetico dell’individuo ha una organizzazione neuronale di tipo motorio che contenga un “qualcosa” che rende possibile il ripetersi dell’esperienza.

In questo senso si dovrebbe articolare un “capire” che è anche più intimo, perché si collega al patrimonio motorio dell’individuo che deve ben capire per poter eseguire perfettamente un comportamento. Gli scienziati ritengono importante considerare che, se l’atto che si replica fosse collegato solo ai neuroni specchio, e se non fosse in gioco anche un meccanismo di controllo che possa attivarlo o inibirlo a seconda delle esigenze di colui che osserva, il risultato sarebbe un’ossessiva imitazione ripetuta che getterebbe la mente nel caos.

Rizzolatti e Sinigaglia affermano che sicuramente l’informazione visiva viene trasformata in risposta motoria dai neuroni specchio che riescono a tradurre “in atti motori gli atti elementari che caratterizzano l’azione osservata,” e questa è una condizione necessaria ma non è sufficiente per avere l’apprendimento che usa l’imitazione.

I neuroni specchio fanno parte di una complessa struttura di attività cerebrale, però è necessaria l’attivazione di altre aree corticali che sono al di fuori dell’azione di questi neuroni. Affinché avvenga l’imitazione è indispensabile un sistema di controllo sui neuroni specchio che sia attivante e inibente, altrimenti non sarebbe possibile la razionalità umana.

Con queste scoperte sulla complessità della struttura mentale apprezziamo la terza ipotesi in cui si allude al concetto fondamentale che è costituito dal fatto che l’osservazione degli altri non si limita alla replicazione delle loro azioni. Per adesso sappiamo che l‘imitazione rende possibile la nascita di un nuovo schema di comportamento che è eseguito subito con estrema precisione in tutti i dettagli.

Questa scoperta conferma che la vita ammaestra l’umano anche con l’osservazione della vita di un altro essere umano ma, su come sia possibile che possiamo acquisire una strategia diversa nei nostri comportamenti solo osservando la vita degli altri non sappiamo nulla, perciò lo dovremo scoprire in futuro.

Buona erranza
Sharatan


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