mercoledì 8 giugno 2011

La voce della sabbia


Un vecchio fiume si ritrovò davanti alla sabbia del deserto, dopo aver perduto la sua strada: da giovane era disceso dalla montagna con forte impeto procedendo maestoso e potente mentre percorreva delle ampie vallate e scorreva nelle città, conoscendo genti, vedendo animali feroci e osservando i fatti mirabili che erano accaduti lungo le sue rive. Aveva percorso il lungo cammino scorrendo sempre fiero e nobile, finché la malasorte lo aveva condotto a quel vicolo cieco, perciò il fiume si commiserava e si chiedeva di quale peccato orrendo si fosse macchiato per dover finire i suoi giorni trasformato in una putrida palude.

Aveva provato a spingere un suo piccolo rigagnolo verso la sabbia per vedere se quell’immensa distesa di sabbia si potesse superare, ma la sabbia aveva assorbito l’acqua e il fiume si era ritirato terrorizzato: pensare di attraversare il deserto era pura follia, concluse sconsolato. Non vedeva modo di oltrepassare quella distesa di morte, perciò si disperava davanti all’ostacolo insormontabile. Mentre provava, con altri tentativi, di oltrepassare il deserto, sentì una voce sommessa che proveniva dalla sabbia che gli sussurrava: “Se il vento può volare oltre il deserto, anche un fiume lo può fare!” A quella flebile voce, il fiume rispose, obiettando, che le acque non sanno volare come il vento.

Allora la voce delle sabbie gli suggerì: “Lasciati andare alle dolci brezze e affidati alle correnti. Lascia che il vento possa assorbirti per portarti oltre le sabbie.” A quelle parole il fiume sentì nascere una forte ribellione interiore non volendo lasciarsi condurre da un elemento così imprevedibile. Come poteva lasciarsi dominare dall’aria, lui che era sempre stato un elemento di terra? Le sue onde avevano creato cascate, le sue correnti avevano spinto mulini, le sue acque avevano irrigato i campi, da lui il mondo solido aveva tratto la vita, poiché aveva fertilizzato i campi coltivati dagli uomini.

Quella era la sua vita, quello era il suo cammino e non voleva mutare la sua sorte, poiché sapeva che lo attendeva un futuro ancora più glorioso: non era assolutamente disposto a farsi assorbire e trasformare perché il suo destino era di attraversare il deserto. La voce delle sabbie tornò a sussurrare: “Ascoltami! La vita è una continua trasformazione, perciò fatti raccogliere dal vento e fatti trasportare oltre il deserto. Quando avrai superato l’immensa distesa di sabbia potrai ricadere sulla terra sotto forma di pioggia. In questo modo sarai di nuovo un fiume.”

Ma il fiume ebbe paura e urlò: “Non posso farlo, ho paura. Non l’ho mai fatto e rischio di non essere mai più un fiume, io voglio restare come sono!” E la voce incalzò: “Non puoi farlo, ricorda che tutto è metamorfosi! Se parli così vuol dire che sei un fiume ignorante, perché ignori la tua vera natura. Il tuo corpo di fiume è una forma transitoria che deve cambiare, ma la tua parte essenziale resta e può essere conservata. Devi sapere che il tuo corpo è mutato tante volte, infatti tante volte sei stato portato dal vento a vivere nelle nuvole, e molte volte sei ricaduto sulla terra. Ogni volta hai superato tutti gli ostacoli: sei tornato a scorrere sulla terra e sei tornato come fiume, perciò non hai mai perso la tua individualità.”

Mentre la voce delle sabbie narrava, il fiume ascoltava in silenzio, poi sentì una sensazione struggente e il ricordo che affiorava simile ad una sensazione dall’aroma dolce e lontano, mentre nella sua mente passarono delle ombre. In lui emersero le immagini in cui era cullato dal vento e veniva trasportato fino alle nuvole, e quel ricordo forse era suo. Perciò disse: “Forse mi ricordo di un sogno con le cose che mi dici. Ma non so se il sogno è quello o questo che ora vivo!” Mentre parlava sentì la voce del cuore che gli chiese: “E se questo sogno fosse il tuo cammino di vita? E se un sogno fosse l‘unico modo per non diventare acquitrino?”

Allora il fiume divenne leggerissimo e si trasformò in bruma per farsi afferrare dalle braccia del vento e volò oltre il deserto, mentre si faceva rapire dall‘estasi del volo lasciandosi portare verso una montagna dove il vento si fermò, mentre la voce del deserto diceva: “Guarda! Su quel magnifico prato su cui cresce l’erba faremo cadere la tua pioggia, poiché lì può nascere un ruscello che saprà diventare un magnifico fiume. Noi sappiamo il posto adatto per ogni cosa, perché conosciamo i mille volti della manifestazione, poiché noi siamo uguali e siamo identici in ogni luogo, infatti le sabbie conservano la memoria del mondo.”

La storia è tratta dall’insegnamento dei sufi e usa la metafora del fiume per indicare la vita, infatti la vita scorre come la coscienza umana che i sufi chiamano “il fiume di consapevolezza“ ancor prima di William James, poiché i sufi considerano la coscienza umana un fenomeno fluido, un movimento e non la credono adatta alla staticità. I sufi affermano che in ogni momento tutto cambia, il mondo, il corpo e il pensiero, perciò tutto l’essere è un flusso. Se cerchi di restare immobile allora diventi infelice, poiché il messaggio è quello di non avere paura del cambiamento che la vita presenta, perché da sempre la vita muta se vuole evolvere e così deve mutare la nostra consapevolezza.

Noi restiamo la trama dell’universo, perché l’essenzialità dell’uomo non scompare ma cambia la sua forma e la sua essenza rimane permanente, poiché l’uomo discende dalla montagna che è Dio, infatti l’uomo scende dall’alto e verso l’alto dovrà tornare. Nella vita la nostra origine è anche la meta del ritorno finale, altrimenti il cerchio non potrebbe essere chiuso, infatti l’appagamento viene quando ci sentiamo completamente integrati in tutti noi stessi, altrimenti corriamo il rischio di finire.

La consapevolezza ci spinge verso il deserto, che è il punto in cui sentiamo che siano scomparsi, perciò avvertiamo la mancanza di senso e crediamo di non avere più prospettive, perciò l’uomo conosce la condizione di disperazione dell'abbandono, che i mistici chiamano “la notte dell’anima.” Questo è il momento in cui può avvenire lo sviluppo dell’anima, poiché è dall’abbandono che troviamo la forza di superare il deserto, perciò moriamo a ciò che eravamo, e accettiamo di rinascere con una forma e un atteggiamento diverso.

Nulla può restare identico e tutto deve avere la spinta per evolvere, perciò il deserto e la privazione sono necessarie per far comprendere all’uomo che può avere il potere e il successo che desidera, ma restare con la sensazione di essere nel deserto, nella smania e nell’insonnia, poiché il deserto lo circonda ugualmente. Il nostro deserto è la mancanza di valori, il deserto dell’angoscia e dell’assurdità che troviamo nella vita, infatti solo dalla crisi e dal rischio della vita sorge l’opportunità di fare un salto evolutivo.

La crisi diventa un pericolo che viene evitato per merito di nuove strategie e di nuove forme di intelligenza: se la vita è mutazione, allora non possiamo sempre conservare lo stesso atteggiamento che abbiamo usato in passato, in quanto non potremo superare il deserto, insegnano i sufi. Se usiamo l’intelligenza, l’intelligenza ci fa comprendere che, se il problema è nuovo dobbiamo pensare a nuove soluzioni, altrimenti non avremo soluzioni: riuscire ad attraversare il deserto ci porterà delle splendide opportunità e una incredibile integrità.

L’uomo ricerca un nuovo corso per la sua vita, ma per averlo deve abbandonare le sue vecchie abitudini, deve lasciare il passato, deve mutare gli schemi di pensiero e deve acquisire una nuova consapevolezza. Ci preoccupiamo di lasciare ciò che conosciamo perché lo abbiamo collegato con noi stessi, infatti temiamo di perdere la nostra identità, ma dobbiamo sapere che la nostra essenza rimane, sebbene la nostra forma debba cambiare.

Nell‘abbandono, dicono i sufi, scopriamo che la nostra essenza non può essere persa, perché l’essenziale è ciò che è impossibile rinnegare, perciò non dobbiamo temere se la vita diventa maestra e ci toglie qualcosa, poiché ciò che ci viene tolto era la parte non-essenziale. La vita porta via solo ciò che non serve e ciò che non è stato mai nostro, e la cosa avviene che noi ne siamo consapevoli o meno: la vita ti offre ciò che sei e ti toglie quello che non sei. La gente cerca sempre delle ragioni logiche, ma la vita è solo nell’esperienza, la vita è come l’assaggio di cose diverse, altrimenti come potresti conoscerne il sapore?

Dissolversi per entrare nelle situazioni è come accettare la notte dell’anima, perciò è necessario anche saper trascendere e vedere le situazioni dall’alto: l’unica soluzione è essere nella vita per viverla, perciò farne parte per poter conoscere come trascenderla. Nella vita possiamo scegliere se cambiare oppure se diventare acquitrini: nella vita si può scegliere se essere un codardo oppure si può diventare il temerario che ha il coraggio di fare il salto quantico.

La scelta è possibile se abbiamo la convinzione di voler cambiare, poiché nel mondo che cambia non si può restare fermi. Sono i momenti di crisi che ci permettono di avere la svolta e di poter fare la scelta evolutiva, infatti è solo la paura del deserto che ci impone la scelta. Ma il salto avviene se l’uomo ha il coraggio di cambiare il modo di pensare e se accetta di essere trasformato in bruma, poiché il salto evolutivo è l’unica strada intelligente se l’uomo ascolta la voce dell’intuizione che può trasformarlo in un oceano di consapevolezza.

Buona erranza
Sharatan

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