martedì 4 ottobre 2011

La strategia dell’Uomo Astuto


“Se le cose si mettono male,
colui che conosce l’armonia,
sarà in grado di armonizzarle”
(Confucio)

L’uomo nasce incompleto, infatti la natura fornisce la maturazione delle strutture di base per garantirci la sopravvivenza fisica, ma di più non ci viene donato alla nascita. Se vogliamo evolverci ulteriormente è necessario che si voglia fare, perché la “coscienza” e la “volontà” vanno conquistate con un lungo lavoro interiore e con grandi sforzi, perciò l’evoluzione è raggiunta solo da coloro che sviluppano un ardente desiderio di perseguirla e che perdurano nel desiderio.

L’uomo non nasce con uno sviluppo completo perché la natura non ha bisogno di una umanità consapevole, in quanto la necessità di evolvere deve essere un’esigenza percepita dal singolo e solo se costui lo desidera ardentemente e se la sua coscienza sente l’urgenza di accrescersi, perciò solo se la volontà si attiva in questa direzione. La natura è giusta, perché non forza nessuno a fare ciò che non vuole, infatti l’evoluzione non può essere imposta a chi non la desidera, ed è giusto che sia così. L’uomo deve rappresentarsi internamente ciò che vuole raggiungere e poi deve sviluppare le strategie opportune per conquistare il suo obiettivo: se viene raggiunta questa condizione, allora è certo che la meta sarà perseguita, seppure a prezzo di grandi sforzi e di fatiche.

Noi siamo in relazione molteplice con il mondo, infatti percepiamo attraverso 3 vie di comunicazione: l’approccio con il mondo avviene primariamente con il corpo anche se non lo conosciamo, non lo comprendiamo e non lo ascoltiamo come dovremmo. Gurdjieff dice che non sappiamo neppure usare il centro emotivo, perciò non sappiamo neppure quali potenzialità il corpo può avere, perciò guardiamo il mondo e vediamo le cose, i problemi, la politica e tutte le relazioni con gli altri, perciò di tutto questo ci preoccupiamo, e se tutto va bene, sappiamo vedere le relazioni con l’interno e con l’esterno del corpo, perciò vediamo solo due dimensioni: l’interno e l’esterno.

Nulla sappiamo della relazione con noi stessi, perché non si crede che questo tipo di relazione sia importante, infatti nella realizzazione personale si privilegia il benessere fisico, il benessere economico e il successo sociale. Di altro non ci occupiamo, e se le cose si mettono male crediamo che la causa sia solo esteriore, perciò incolpiamo il destino, gli altri oppure le circostanze, perciò diamo la colpa sempre agli altri di tutto ciò che ci turba. L’uomo crede di sé tante falsità che riguardano principalmente la conoscenza di sé e la volontà di poter fare, perciò pensa di saper dominare la miriade di desideri e di volontà contrastanti che lo popolano.

Gurdjieff racconta un’antica metafora orientale che descrive come agisce il mondo sull’uomo e come l’uomo reagisce per evolvere sapendo usare abilmente l’azione del mondo, perciò si spiega come avviene il graduale sviluppo dell’uomo e le condizioni della crescita si raffigurano con la metafora del vaso o dell’alambicco che raffigura l’uomo. Immaginiamo un alambicco che sia riempito di varie polveri metalliche che sono in contatto una con l’altra, perciò se l’alambicco viene scosso, le polveri si mischiano tra loro. Colpendo il vaso, le polveri scendo e salgono, perciò non esiste una posizione definitiva per le polveri che dipendono da ogni colpo o da ogni scossa che è inferta all’alambicco: la relazione che le polveri metalliche hanno tra loro è quella della semplice mescolanza meccanica, perciò le polveri subiscono delle mescolanze che non sono mai stabili e definite.

Questa è l’immagine più pregnante per descrivere la nostra condizione psichica interiore ed esprime lo stato di variabilità e d’instabilità che sperimentiamo interiormente. Per rendere più stabile la condizione delle polveri metalliche dell’alambicco è possibile fonderle, in quanto la loro natura metallica ne permette la fusione, è possibile accendere un fuoco speciale che è in grado di scaldare e di mescolare le polveri, finché esse si trovano nella condizione di poter diventare un composto chimico. Dal momento in cui il composto si fonde in una lega, le polveri non possono essere più separate con la stessa facilità che esisteva quando venivano mescolate in modo meccanico.

Dalla fusione esce una lega particolare e individuale, e questo rappresenta la formazione del nostro secondo corpo che nasce dal fuoco speciale della frizione , cioè dal conflitto delle nostre tendenze opposte, perciò tra il “si” e il “no” che sono i desideri contrastanti da cui siamo travagliati. I fatti del mondo e gli avvenimenti ci imprimono un continuo cambiamento di posizione degli elementi che sono dentro di noi, infatti non abbiamo la capacità di resistere agli urti che la vita ci imprime, perciò basta molto poco per provare la sensazione che ci stiamo infrangendo come un delicato cristallo. Lavorare su noi stessi significa creare qualcosa di permanente che possa restare stabile e permanente anche davanti agli accidenti interiori.

Nella metafora orientale vediamo che possiamo avere una fusione se usiamo un fuoco particolare che può agire sulle polveri, e il fuoco è la coscienza che è l’unica che può formare l’unità al nostro interno. Pensando all’alambicco sappiamo che, se lavoriamo in un certo modo, perciò se usiamo il fuoco della consapevolezza si può agire sul composto chimico, infatti le caratteristiche della sostanza ottenuta sono di un certo tipo, perciò il composto possiede determinate caratteristiche che sono specifiche di quella sostanza. Un lavoro adeguato è in grado di accrescere queste caratteristiche, perciò la lega metallica assume altre qualità molto più raffinate di quelle che aveva all’inizio: quando le qualità si sono sviluppate e differenziate, in modo che la lega possa acquisire il terzo corpo vi è l’acquisizione di nuovi poteri.

E’ chiaro che le caratteristiche sono state sviluppate in modo artificiale e con un’azione esteriore, perciò queste qualità vanno stabilizzate e magnetizzate affinché divengano permanenti e definitive, e la stabilizzazione viene operata da un Io Osservatore. Questa figura, dice Gurdjieff, equivale alla formazione di un Intendente Delegato che dirige una compagnia di Io che vuole lavorare, anche se tutti gli altri non lo vogliono fare: se la figura delegata riesce a diventare abbastanza forte è possibile che si pervenga ad un Io stabile e inamovibile. Per poter descrivere questo sviluppo sono necessarie due condizioni, e cioè che l’uomo si senta realmente sommerso e soffocato dalle cose, che la vita gli riesca insopportabile per come si svolge, perciò il primo fattore è che si percepisca la vita solo con dei sentimenti negativi.

La seconda necessità è percepire che vi è qualcosa che non funziona e che ci rende insoddisfatti, perché c’è qualcosa che non va, e questo fattore d’insoddisfazione può avere due tipi diversi di esito, perché vi è chi sente che il suo mondo non va bene, ma non crede che ci possa essere il modo di cambiare perciò si rassegna, e poi ci sono quelli che vogliono essere aiutati e che sperano nell’aiuto dell’alto, perciò sperano anche nell’aiuto divino. Ma è qui che si gioca la carta dell’Uomo Astuto, secondo Gurdjieff, perché chi è astuto comprende che si trova in uno stato d’animo che è molto drammatico, che è nella crisi più nera, perciò deve trovare una soluzione ottimale.

Costui sente di aver perso ogni controllo di se stesso, perciò non può permettersi il lusso di poter indugiare e si applica seriamente, perciò non perde tempo a commiserarsi e sentirsi infelice e sfortunato. La strategia ottimale e il compito migliore in questo frangente consiste nel riappropriarsi dei propri centri interiori e contattare i vari Io che presiedono alle funzioni istintive, emotive e razionali. Per l’uomo che è in crisi è utile leggere i Dieci comandamenti, ma soprattutto i primi 5 che sono dei precetti psicologici, perciò dedicati all’interno dell’uomo, mentre i secondi 5 sono dedicati all’esterno e ai rapporti esteriori.

Nel primo comandamento è scritto: “Tu non avrai altro Dio, al di fuori di me stesso” perché è il massimo precetto che viene dall’alto, ed è inviato dalle gerarchie celesti superiori, perciò indica ciò che è primario e imprescindibile. Questo comandamento non è stato inteso nel modo adeguato, poiché se l’uomo ci credesse davvero tutta la sua vita sarebbe molto diversa, infatti le dottrine bibliche contengono degli insegnamenti molto più profondi e raffinati di quelli che ci insegnano, perciò le dottrine bibliche non le abbiamo comprese nel modo giusto: per iniziare il lavoro interiore è necessario avere questo primo Shock del Ricordo di Sé che è necessario per la trasformazione totale.

E’ da questo shock che inizia la trasformazione delle nostre cellule che saranno in grado di ricevere un nutrimento diverso, infatti nel primo comandamento è indicato qualcosa che ha un valore primario per l’uomo, e ciò che ha il valore maggiore domina l’intero essere. Ciò che ha il valore assoluto è solo Dio, perciò Dio è il riflesso nostro come noi siamo il riflesso di Dio, ma questo noi lo dimentichiamo spesso, infatti adoriamo molte cose strane e abbiamo delle divinità anomale che mettiamo al centro del mondo.

Questo è il primo concetto che dobbiamo acquisire se vogliamo uscire dal cattivo stato interiore, perché è il passo necessario per iniziare il lavoro soprattutto se navighiamo in pessime acque. Molti credono che essere in pessimo stato interiore dimostra che siamo degli esseri sbagliati e che non sappiamo fare nulla di giusto, e questo errore è molto comune. Gli stati negativi che sperimentiamo nella vita servono per rafforzare l’astuzia dell’uomo e per stimolare le sue capacità peculiari, così che lui possa ridestarle e perfezionarle, perciò nessuna astuzia e tecnica si potrebbe sperimentare se non sperimentassimo uno stato disagiato.

L’Uomo Astuto è quello che sa ricordarsi di sé in momenti diversi e con tecniche diverse, perciò solo se siamo in una condizione negativa possiamo acquisire la certezza che la nostra condizione sia solo transitoria, e che tutto si possa risolvere se abbandoniamo la sensazione che la condizione sia irrimediabile. L’unica condizione richiesta è quella di avere la certezza che si può sempre uscire dal momento negativo, e l’immaginazione non deve essere mai negativa e non deve impedirci di ricordarci di noi stessi. Questo è il primo Ricordo di sé e produce un rafforzamento della nostra forza vitale, perciò avere questa conoscenza è utile per capire che il lavoro interiore è sempre possibile e che l'elevazione è la sola via valida.

Nella vita tutti affrontano dei momenti problematici e tutti hanno delle preoccupazioni, infatti nessuno è indenne dalle tempeste della vita, perché dalle tempeste non esiste una via di fuga valida, se non quella di diventare dei naviganti molto esperti dell’arte della navigazione. Nella vita non possiamo avere la garanzia di poter affrontare tutto in modo perfettamente adeguato, perciò se percorriamo una strada con molti sassi e molti rovi, la soluzione migliore resta quella di attrezzarci usando un buon paio di scarpe molto resistenti e molto robuste.

Buona erranza
Sharatan


2 commenti:

anna ha detto...

grazie, le tue parole sono profonde, lineari e bellissime

annaedintorni

Sharatan ain al Rami ha detto...

Grazie carissima Anna,

le cose che scrivo sono cose che sento. Solo in questo è la loro verità, cioè nell'essere delle cose apprese dalle parole dei più grandi maestri, ma poi verificate nella mia vita reale.
Grazie a te per l'apprezzamento e per la tua sensibilità che ha compreso cosa volevo dire

Un abbraccio carissimo
Sharatan