martedì 18 febbraio 2014

Il potere dell'Aquila



“La conoscenza della verità non è affatto comunicabile
come le altre conoscenze, ma dopo molte discussioni
fatte su questi temi e dopo una lunga comunanza,
improvvisamente come luce che si accende
allo scoccare di una scintilla, essa nasce dall’anima
e da se stessa si alimenta.”
(Platone - Lettera VII)

Le farfalle notturne sono messaggere e custodi dell’eternità, disse don Juan, perché sono le depositarie del sapere. La polvere d'oro della conoscenza è come una porporina dorata sparsa sulle loro ali. Il sapere è una questione molto seria e delicata soprattutto per i guerrieri, perché arriva improvvisa, inghiotte e dopo aver travolto, passa oltre con noncuranza.

Il sapere si diffonde come granelli di polvere d’oro che cadono dalle ali delle farfalle. Per il “guerriero sapere è come avere sopra di sé una pioggia di polvere d’oro scuro.” Per questi motivi, la polvere del sapere è custodita dalle farfalle che sono le amiche più intime degli stregoni.

Perciò, fin dai tempi più antichi, le farfalle incantano gli uomini con un canto che diventa un richiamo irresistibile. Ma non esiste qualcosa che un guerriero non possa affrontare, perciò egli affronta anche il sapere più terrificante. Il guerriero sa vincere la paura del sapere per mezzo del potere personale che ha conquistato. Tutto diventa possibile se abbiamo accumulato molto potere personale.

La visione del mondo tramandata dagli antichi veggenti richiede l'impegno di un enorme potere personale, perché sia gli antichi che i nuovi veggenti rivelarono molte verità scomode sulla consapevolezza e quelle scoperte furono ordinate secondo uno schema preciso. La maggior parte delle scoperte furono fatte dagli antichi, ma i nuovi veggenti le misero in ordine rendendole comprensibili per l'apprendimento.

La padronanza della consapevolezza avviene se comprendiamo queste verità e se le sappiamo usare nel modo giusto. La maestria nell'arte si conquista se le usiamo come ci hanno raccomandato di fare. La prima verità che ci tramandarono è che tutti facciamo parte delle emanazioni dell’Aquila, perché tutti gli esseri viventi sono immersi nelle sue emanazioni.

Perlopiù siamo inconsapevoli di esserlo a causa della familiarità con il mondo così come siamo abituati a percepirlo. La familiarità con ciò che si conosce meglio spinge a credere che il mondo sia una realtà intessuta di oggetti solidi. E' pur vero che i sensi umani sanno captare tutto quello che esiste, ma noi abbiamo sviluppato solo una minima parte delle nostre potenzialità percettive.

La verità sulla consapevolezza è che il mondo non è come appare, perché crediamo che la realtà sia fatta di oggetti concreti. Ma il mondo non è solido come sembra, seppure sia sbagliato credere che il mondo oggettuale sia un'illusione. Tutto ciò che vediamo è reale, ma quello che i sensi percepiscono è solo una parte della realtà. I sensi hanno sviluppato solo funzioni superficiali, perché nei sensi c'è solo la percezione che l’essere gli consente.

Perciò crediamo in un mondo che è solido e immobile, ma questa illusione è dovuta alla nostra percezione superficiale. Gli antichi videro che siamo totalmente immersi nelle emanazioni fluide che sono emesse dall’Aquila. Esse sono delle forze in perenne movimento che restano sempre immutabili. Una verità molto drammatica che quei veggenti svelarono fu che tutti gli esseri vivono per accrescere la consapevolezza dell'Aquila.

I veggenti videro che, all’origine di tutto il creato, c’è una forza immensa, potente e indescrivibile che chiamarono l'Aquila. E nella visione, la forza primordiale apparve bianca e nera, e la sentirono diffondersi nel corpo maestosa come un’aquila. La nostra consapevolezza ci viene donata dall’Aquila che genera tutti gli esseri, ma essa ci dona la vita per accrescere la coscienza che ci offre con la vita.

Gli antichi videro una verità impietosa, perché videro che, al momento della morte, l’Aquila divora la consapevolezza che l’essere ha aumentato con le esperienze di vita. Videro che la consapevolezza usciva dall'essere morente e che galleggiava come un fiocco di bambagia fino al becco dell’Aquila che la divorava. E la visione fece dire che tutti viviamo solo per diventare il cibo dell’Aquila.

Con tutto il loro corpo sentirono il potere dell'Aquila, perché essa è l’origine di tutte le emanazioni, perciò quel fatto fu sentito intensamente. I veggenti videro che anche l’uomo è intessuto e composto di emanazioni, perciò è naturale che dopo la morte faccia ritorno alla sua origine. La verità è questa, ma il problema maggiore lo creò la loro consapevolezza.

L’uomo è obbligato a interpretare e fare congetture per comprendere. Il risultato di questo fu che videro un'Aquila da cui uscivano dei fili luminosi che si diffondono ovunque, ma le emanazioni non esistono. I veggenti dovettero raccontare quello che nessuno conosceva, perciò usarono il nome di Aquila per definire l'inconoscibile e associarono la cosa sconosciuta all'uccello che tutti conoscevano.

Gli antichi gli diedero qualità che nessun’aquila possiede. Ma questo è normale se ascoltiamo il racconto di persone impressionabili. Anche i veggenti sono di vario genere, perciò anche gli imbecilli possono essere veggenti. Perciò, disse don Juan, è fatale che un imbecille resti tale anche se diventa un veggente.

Per qualcuno essere veggente è una cosa naturale, ma se non sa capire le meraviglie che vede egli resta accecato dal suo vedere e viene ingannato dal suo stesso talento. Gli antichi veggenti fecero l’errore di interpretare la visione dell’Aquila e l’associarono alle forze tiranniche che li dominavano e gli imponevano il loro volere, perciò dissero che quella forza oppressiva ci divora dopo la morte.

Ma la visione aveva un punto debole, infatti fu paragonata alla crudele realtà che gli veniva imposta dal dominio dei loro oppressori. Perciò anche loro si fecero condizionare dalla visione del mondo a cui erano abituati. In realtà al momento della morte, tutti gli esseri vengono disintegrati dall'attrazione di una forza immensa.

Ma un evento di questo genere deve essere pensato come un fatto meraviglioso e non come il gesto crudele del rapace che mangia gli uomini. L’immagine dell’Aquila ebbe un impatto devastante sulla mente umana, perciò questo fa riflettere sul fatto che i nostri difetti restano con noi anche quando diventiamo veggenti. Quando gli antichi veggenti videro l’immenso potere che ci sovrasta si comportarono come veggenti pigri e poco originali, e trasformarono la loro visione in quella di un'Aquila sanguinaria.

Essi non seppero resistere alla tentazione di dare il nome di una cosa che conoscevano a ciò che è incomprensibile. Altri vollero che quel potere dovesse essere chiamato "i comandi". Chiamarle comandi è molto antipatico per chi ha una personalità dominante che preferisce obbedire a qualcosa di più impersonale, così come avviene per don Juan.

Vedere le emanazioni è come cercare la rovina, perché i veggenti che lo fecero giunsero al limite del confine che separa l'ignoto e quello che non è conoscibile. Agli uomini è concessa solo una minima porzione di sapere, e la nostra parte infinitesimale si riduce ancora di più perché siamo invischiati negli affanni quotidiani. La parte che possiamo avere è una porzione ancora più piccola di ciò che potremmo avere, perciò otteniamo l'infinitesima parte di sapere che è compresa tra l'ignoto e l'inconoscibile.

I nuovi veggenti lo compresero perché erano molto più concreti dei loro antenati, perciò sentirono la forza assillante e coercitiva che proviene dall’Aquila. Videro che tutti i viventi sono influenzati dalla sua forza anche se non lo sanno e ignoravano che esiste. I veggenti compresero che tutti i viventi sono strutturati per captare e per usare una certa gamma di emanazioni. Essi compresero che ogni specie vivente è stata strutturata per captare una determinata gamma di emanazioni.

Le emanazioni esercitano una forte pressione sugli organismi e la pressione che impongono determina il tipo di mondo che viene percepito. Nel caso degli esseri umani noi le usiamo in un modo che poi interpretiamo come la realtà. Ma, quello che l’uomo capta come realtà è solo una parte minima della totalità dell'esistente.

Questi sono i principi dell’arte della consapevolezza che gli antichi impararono a caro prezzo. Essi fecero la descrizione schematica del potere che regge il creato ma non le descrissero bene, perché si trovarono a parlare di cose indescrivibili. I nuovi veggenti erano molto più concreti degli antichi e non erano interessati alle basi teoriche. Anche loro videro le emanazioni e compresero che le emanazioni condizionano tutti gli esseri.

Compresero che le emanazioni vengono usate per costruire la nostra percezione, perciò approfondirono solo la parte che sapevano maneggiare meglio. Sapevano che vedere l’Aquila richiedeva troppa energia, e sapevano che non avevano tutto quel potere da usare. Gli antichi veggenti avevano pagato caro la voglia di sfiorare la soglia dell’inconoscibile, perciò non vollero rischiare tanto.

Tutti i veggenti vedono gli uomini come esseri luminosi, e sanno che la loro luminosità dipende dalle parti di emanazioni che sono racchiuse nel bozzolo a forma di uovo che li racchiude. Vedono gli uomini come delle uova luminose e sanno che la piccola manciata di emanazioni che racchiudono nel loro bozzolo li rende uomini. La percezione umana è prodotta dal fatto di far corrispondere le emanazioni che sono racchiuse nel bozzolo con quelle che sono fuori.

I veggenti vedono la qualità delle emanazioni che sono racchiuse nel bozzolo, e sanno con quali emanazioni esterne essi corrispondono meglio. Le emanazioni sono dei filamenti di luce, ma il fatto più incredibile è che questi fili luminosi sono coscienti. Sono filamenti vivi e vibranti, perché sono consapevoli di se stessi. Sono molti e sono molto diversi tra loro, ma il loro numero è irrilevante perché ognuno di esso, in se stesso, è un’eternità.

La percezione avviene per mezzo dell’allineamento tra le emanazioni che sono dentro e quelle che sono fuori dall’uovo luminoso. La percezione avviene quando i filamenti interni ed esterni si allineano e combaciano. L’allineamento delle fibre luminose è l'elemento che permette alla consapevolezza di essere coltivata dagli essere viventi.

Gli uomini sono degli esseri luminosi che appaiono come delle bolle di luce di colore biancastro. Le fibre luminose interne e quelle esterne all’uovo luminoso sono composte dagli stessi tipi di filamenti. Gli esseri coscienti sono delle bolle di consapevolezza che vengono create con fili luminosi, perciò appaiono come dei piccoli punti di luce che sono uniti da fili luminosi infiniti.

Quando vediamo la percezione umana vediamo che la luminosità delle emanazioni esterne aumenta e intensifica la luminosità di quelle interne. La percezione esterna agisce attraendo quella interna perciò l'afferra e la fissa facendo in modo che il punto in cui avviene bloccata dia origine alla consapevolezza.

I veggenti videro che le emanazioni esterne premevano sull'interno dell'organismo e capirono che quella pressione condiziona il tipo di coscienza che possiede l’essere che sta percependo. Questo fenomeno comporta che l’organismo venga sottoposto ad una pressione continua, perciò il bozzolo tende ad isolare una parte delle sue emanazioni interne per poter ridurre e dirigere la pressione che sente.

La pressione che viene esercitata dalle emanazioni in grande su quelle in piccolo è uguale per tutti gli esseri viventi. Ma gli effetti che questa pressione produce sono assai diverse, perché i bozzoli rispondono in ogni modo immaginabile. Quando i veggenti vedono che la pressione delle emanazioni in grande scende pesantemente su quelle interne che sono sempre in movimento facendole fermare, capiscono che l’essere è in totale consapevolezza.

Una consapevolezza completa è un fatto indescrivibile, ma i veggenti sanno che il fenomeno avviene quando le emanazioni in piccolo riposano e combaciano perfettamente con quelle in grande. Perciò essi insegnano che la cosa migliore è lasciare che le emanazioni in grande si fondano perfettamente con quelle in piccolo che sono all’interno.

Se lasciamo che questo sia, diventiamo quello che siamo veramente ossia diventiamo esseri fluidi, eterni e che sono sempre in movimento. La qualità della consapevolezza dipende dalla capacità di riuscire a realizzare la fusione che si è descritta. Le emanazioni in grande non sono soltanto dei fili luminosi, ma sono anche una fonte di energia illimitata.

La parte di luce che possiamo accumulare all'interno dell’uovo è solo una minima parte di luce e forza che hanno le emanazioni esterne. Gli antichi erano dei grandi maestri dell’arte di manipolare la consapevolezza, perché avevano imparato a modificare la struttura del bozzolo. E con questo si vuol significare che essi capirono che la consapevolezza si manifesta con uno splendore più intenso che si mostra all’interno dell'uovo luminoso.

Videro che la consapevolezza era come uno splendore ambrato racchiuso nell'uovo e videro che si estendeva nella parte destra del bozzolo correndo lungo tutto il lato destro. La loro maestria fu quella di aver imparato a spostare quello splendore facendolo spostare dalla posizione originaria. Essi impararono a spostarlo dalla superficie all’interno, poi lo fecero passare dal lato destro a quello sinistro e lo spostarono facendogli attraversare tutto il bozzolo.

Vedere è mettere a nudo l’essenza di tutte le cose. Vedere significa distinguere tra ignoto e inconoscibile, anche se il sapere rischia di non procurare alcun sollievo. Generalmente i veggenti vanno in crisi quando scoprono che la vita è complessa anche se è stupenda, e che l’esperienza meravigliosa della vita è guastata dalla consapevolezza quotidiana che ci nuoce eccessivamente con tutte le sue limitazioni.

Lo stesso sentimento sorse negli antichi veggenti che erano uomini inclini alle reazioni esageratamente emotive. Perciò essi videro, ma l’emotività gli impedì di comprendere il senso di quello che vedevano. Per comprendere a fondo c’è bisogno di avere prudenza e buon senso, e non è utile reagire con l’emotività. Per questo dobbiamo diffidare sempre di chi piange per l’emozione di aver compreso, perché costui non ha capito nulla.

La via della conoscenza è piena di rischi incalcolabili per chi agisce senza avere sobrietà e serenità. Tutti cadono nell’errore di pensare che vedere sia un fatto che dipende solo dagli occhi. Gli antichi veggenti dimostrarono pienamente che vedere non è un fatto che è limitato agli occhi. Anche il vedere è una forma di allineamento, perché ogni tipo di percezione richiede la sua forma particolare di allineamento.

Vedere è il frutto di un allineamento che è fuori dell’allineamento comune, perciò è diverso dal semplice guardare. Mentre accade il vedere sentiamo una voce che ci spiega ciò che accade mentre l'allineamento si sta formando. Gli antichi pensavano che la voce fosse quella di una divinità superiore cioè fosse la voce di una entità potente che protegge gli uomini.

I nuovi veggenti credevano in una entità a cui danno il nome di “modello dell’uomo” perciò credono che quella entità sia priva di voce. Per molti uomini e anche per i veggenti la voce del vedere che sentono resta un fenomeno inspiegabile. Molti veggenti credono che quel suono sia prodotto dal risuonare della consapevolezza che tocca le emanazioni dell’Aquila, perciò credono che esse vibrano sotto le mani dell’arpista che suona la sua arpa.

Buona erranza
Sharatan

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