domenica 8 marzo 2015

Finezza interiore



"Non si può tirar fuori avorio
dalla bocca di un topo."
(Proverbio cinese)

“Perché pregate? E che cos’è la preghiera? Per lo più la preghiera non è che supplica, richiesta; indulgete in questo tipo di preghiera quando soffrite. Quando vi sentite solitari, quando vi sentite depressi o afflitti chiedete aiuto a Dio; perciò quel che chiamate preghiera è supplica. Potrà variare la forma della preghiera ma l’intento che le sta dietro generalmente è sempre lo stesso. La preghiera per molte persone non è che supplica, invocazione, richiesta.

È questo che fate voi? Non sto dicendo se dobbiate pregare oppure no. Ma perché pregate? Pregate per raggiungere maggior conoscenza, più pace? Pregate perché il mondo possa venir liberato dal dolore? Esiste altro tipo di preghiera? C’è un modo di pregare che non è in realtà una preghiera ma un esternare buona volontà, amore, idee. Qual è il vostro modo di pregare? Quando pregate generalmente chiedete a Dio o a qualche santo che vi riempiano la scodella vuota, no?

Non siete soddisfatti di come vanno le cose, di quanto vi è stato dato e vorreste la scodella riempita secondo i vostri desideri. La vostra preghiera così non è che supplica; è una richiesta di essere accontentati e quindi non è affatto preghiera. Voi dite a Dio: “Io soffro, per favore rendimi contento, ridammi mio fratello, mio figlio. Per favore fammi ricco”. Insistete a fare delle richieste e questo evidentemente non è preghiera.

Quel che dovete fare in realtà è conoscere voi stessi e scoprire così perché continuate perpetuamente a mettere avanti le vostre esigenze personali, perché c’è in voi questo bisogno, questa spinta a supplicare. Più conoscerete voi stessi attraverso la consapevolezza di ciò che state pensando, di quel che state sentendo, più scoprirete la verità di ciò che veramente è; solo questa verità potrà aiutarvi ad essere liberi. Credo che sia molto importante sapere ascoltare.

Se sapete ascoltare arriverete subito alla radice della questione. Se ascoltate un semplice suono avete l’immediato contatto con la sua bellezza. Similmente se sapeste ascoltare ciò che si dice ne avreste un’immediata comprensione. Ascoltare vuol dire focalizzare completamente la propria attenzione. Voi ritenete che stare attenti sia noioso, che imparare a concentrarsi sia un processo faticoso e lungo. Ma se veramente sapete ascoltare allora l’attenzione non sarà difficile e troverete che così si giunge al nocciolo della questione con straordinaria lucidità.

La maggior parte di noi non ascolta veramente. Siamo distratti da rumori esterni o siamo prevenuti oppure abbiamo qualche preconcetto che ci deforma la mente e ci impedisce di ascoltare davvero quanto viene detto. Questo accade in particolar modo con gli adulti, perché hanno dietro di sé una lunga sequela di successi e di fallimenti. Hanno un nome nel mondo oppure non l’hanno ed è molto difficile penetrare gli strati delle loro formule e dei loro preconcetti; la loro immaginazione, il loro condizionamento, il loro senso del successo non permettono a quanto si dice di penetrare.

Ma se sappiamo prestare ascolto a quanto viene detto, se siamo capaci di ascoltare senza barriere, senza interpretazioni, ascoltare semplicemente come ascolteremmo il canto di un uccello al mattino, allora l’ascoltare diventa una cosa preziosa, specialmente quando ci viene detta una verità. Forse questa verità non ci sarà gradita, forse istintivamente opporremo resistenza, ma se sappiamo ascoltare veramente, presto la riconosceremo come tale.

Un effettivo ascolto dunque alleggerisce la mente, la ripulisce delle scorie di molti anni di insuccesso, di successo, di struggenti desideri. Sapete che cos’è la propaganda, no? Vuol dire propagare, seminare o ripetere continuamente una stessa idea. Così il propagandista, il politico, il capo religioso imprime nella vostra mente quel ch’egli vuole farvi credere. Anche in questo processo è necessario un tipo di ascolto.

Quelle persone ripetono in continuazione cosa dovreste fare, che libri dovreste leggere, chi dovreste seguire, quali sono le idee giuste e quali quelle sbagliate, e questa ripetizione continua lascia un segno nella vostra mente. Anche se non ascoltate coscientemente, l’impronta resta, e questo è lo scopo della propaganda. Ma, vedete, la propaganda non rappresenta altro che degli interessi, non vi reca la verità che invece comprendete subito quando ascoltate realmente, quando state attenti senza sforzo.

State ora ascoltando me; non state facendo alcuno sforzo per stare attenti, ascoltate semplicemente; e se c’è verità in quanto ascoltate, avvertirete che in voi avviene un notevole mutamento, non premeditato né desiderato, una trasformazione, una rivoluzione completa nella quale la verità sola è padrona e non le creazioni della vostra mente. E se mi permettete di dirvelo, dovreste ascoltare così ogni altra cosa, non soltanto quello che vi sto dicendo, ma gli uccelli, il fischio della locomotiva, il rumore dell’autobus che passa.

Troverete che quanto più ascoltate ogni cosa, tanto più grande si fa il silenzio e quel silenzio non viene più turbato dal rumore. È soltanto quando opponete resistenza a qualcosa, quando frapponete una barriera tra voi e quel che non volete ascoltare, soltanto allora avviene la lotta. Ebbene, non è forse molto importante avere della finezza sia esteriore che interiore? Sapete cosa vuol dire finezza?

Vuol dire essere sensibili a tutto quello che vi sta d’intorno ed anche ai pensieri, le credenze, i sentimenti che sono dentro di voi. La finezza si riflette nel vestiario, nelle maniere, nei gesti, nel modo di parlare e di guardare una persona. E la finezza è cosa essenziale, non vi pare? Senza finezza avviene il disfacimento. Sapete cosa vuol dire disfacimento interiore? È l’opposto del creare, costruire, avere iniziativa per andare avanti, per evolversi.

Il disfacimento interiore implica un lento decadere, un progressivo inaridire, ed è questo che avviene oggi nel mondo. Nei college, nelle università, fra le nazioni, fra la gente, nei singoli individui, si verifica una lenta decadenza; il processo di disfacimento avanza senza tregua e questo avviene perché non c’è finezza interiore. Magari avrete una certa dose di finezza esteriore, indossate bei vestiti, vivete in una casa accogliente, mangiate bene, osservate una scrupolosa pulizia; ma senza finezza interiore la perfezione formale esterna ha ben poco significato. Non è che un’altra forma di disfacimento.

Possedere beni magnifici ma essere interiormente rozzi e cioè preoccuparsi della propria vanità e del proprio lusso, delle proprie ambizioni e successi è la via che porta al disfacimento interiore. Nella poesia vi è bellezza di forma, anche in una persona o in uno stupendo albero, ma acquisterà significato soltanto dalla finezza interiore dell’amore.

Se c’è amore ci sarà finezza interiore e anche esteriore. La finezza si esprime esternamente nella considerazione per gli altri, nel modo di trattare i genitori, i vicini, il cameriere, il giardiniere. Il giardiniere potrà avervi creato un bel giardino, ma senza quella finezza che è poi amore il giardino non sarà che espressione della vostra vanità.

Perciò è importante avere finezza sia esteriore che interiore. Conta molto il vostro modo di mangiare; se mangiando fate rumore questo conta moltissimo. Il vostro comportamento, le vostre maniere quando vi trovate in compagnia di amici, come parlate degli altri, tutte queste cose contano perché sono la dimostrazione di ciò che siete interiormente, dimostrano se c’è o no finezza interiore.

La mancanza di finezza interiore si esprime nella degenerazione esteriore della forma; perciò la finezza esteriore ha pochissima importanza se non c’è amore. E noi abbiamo visto che l’amore non è una cosa che si possiede. Esso scaturisce soltanto quando la mente capisce i complessi problemi che ha creato essa stessa.” (Jiddu Krishnamurti)

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