domenica 29 maggio 2016

Abbiamo bisogno di tempo



“Quando amo
sento di essere
il re del tempo
possiedo la terra
e tutto ciò
che è su di essa
e corro verso il sole
sul mio cavallo.”
(Nizār Tawfīq Gabbani)

“Il tempo, per noi, è molto importante, cronologicamente e psicologicamente. Noi dipendiamo moltissimo dal tempo psicologico. Il tempo è legato al movimento… per andare da qui a là, occorre tempo. Una distanza da coprire, per arrivare a una meta, per realizzare uno scopo, richiede tempo. Imparare una lingua richiede tempo. Questo è stato trasferito nel campo psicologico; noi abbiamo bisogno di tempo per diventare perfetti; abbiamo bisogno di tempo per superare qualcosa. Abbiamo bisogno di tempo per liberarci dalle nostre ansie; per liberarci dall’angoscia; per liberarci dalle paure, e così via.

Il tempo è necessario in cose pratiche, nel campo della tecnologia e via discorrendo, e questo bisogno di tempo è stato introdotto nella nostra vita psicologica e noi l’abbiamo accettato. Per eliminare le nostre nazionalità, per diventare fratelli, noi pensiamo di aver bisogno di tempo.Il tempo psicologico implica la speranza: il mondo è impazzito, speriamo che in futuro il mondo rinsavirà. Ora, noi ci chiediamo se il tempo psicologico esiste. Domandiamo: “Vi è un’azione in cui non sia coinvolto il tempo?”

L’azione che nasce da una causa, da un motivo, richiede tempo. L’azione basata su uno schema di memoria richiede tempo. Se avete un ideale, per quanto nobile, per quanto bello e romantico, per quanto assurdo, avete bisogno di tempo per arrivare a tale stato idealistico. E per arrivarci, distruggete il presente. Non importa ciò che vi accade ora; ciò che conta è il futuro. Per il futuro, sacrificatevi ora ... un futuro meraviglioso stabilito dagli ideologi, dai maestri religiosi in tutto il mondo. Noi lo contestiamo, e domandiamo se esiste un tempo psicologico, e quindi se c’è la speranza. “Cosa farò, se non ho speranza?”

La speranza è tanto importante perché vi dà soddisfazione, energia, slancio per conseguire qualcosa. Quando si osserva attentamente, non sentimentalmente, logicamente, il tempo psicologico esiste? Vi è il tempo psicologico solo quando ci si allontana da “ciò che è”. Vi è il tempo psicologico quando uno si rende conto di essere un violento e poi passa a domandarsi come può liberarsi; quel movimento di allontanamento da “ciò che è”, è il tempo.

Ma se uno è completamente e totalmente consapevole di “ciò che è” allora il tempo non esiste. Nella stragrande maggioranza, noi siamo violenti. Violenza non è soltanto percuotere fisicamente qualcuno, ma è anche la collera, la gelosia, l’accettazione dell’autorità, il conformismo, l’imitazione, l’accettazione degli editti di un altro. Gli esseri umani sono violenti; questo è il fatto... violenza. La parola stessa “violenza” la condanna.

Usando la parola “violenza”, avete già condannato la violenza. Notate le complicazioni. Essendo violenti ed essendo negligenti, pigri, noi ci allontaniamo da essa e inventiamo la “nonviolenza” ideologica. Questo è il tempo... il movimento da “ciò che è” verso “ciò che dovrebbe essere”. Quel tempo perviene a una fine, completamente, quando vi è soltanto “ciò che è”, una identificazione non verbale con “ciò che è.”

La collera è una forma di violenza; lo è l’odio, la gelosia. Le parole “collera”, “odio” e “gelosia” sono di condanna; sono verbalizzazioni che rafforzano la reazione. Quando io dico: “Sono in collera”, ho riconosciuto dalle collere passate la collera presente, e quindi uso la parola “collera” che appartiene al passato e la identifico con il presente. La parola è divenuta straordinariamente importante: eppure, se la parola non viene usata, e vi è soltanto il fatto, la reazione, allora non si ha il rafforzamento di quel sentimento.

È possibile, psicologicamente, vivere senza domani? Quando si dice: “Ti amo, ti vedrò domani,” quell’affetto viene proiettato nella memoria verso il domani. Esiste un’attività senza tempo? L’amore non è il tempo; non è un ricordo. Se lo è, non è amore, evidentemente. “Io ti amo perché mi hai dato piacere sessuale; oppure mi hai dato da mangiare, o mi hai adulato, oppure hai detto che avevi bisogno di compagnia; mi sento solo, perciò ho bisogno di te”: tutto questo non è amore, sicuramente.

Quando vi è gelosia, quando vi è ansia o odio, non vi è amore. Allora, che cos’è l’amore? L’amore è ovviamente uno stato di mente in cui non vi è la verbalizzazione, non vi è ricordo, ma vi è qualcosa d’immediato. C’è un modo di vivere, nella vita quotidiana, in cui il tempo quale movimento da uno stato all’altro è scomparso. Che cosa avviene, quando fate questo? Avete una vitalità straordinaria, uno straordinario senso di chiarezza.

Allora avete a che fare con i fatti, non con le idee. Ma poiché moltissimi di noi sono prigionieri delle idee e hanno accettato quel modo di vivere, è molto difficile liberarsene. Ma basta averne l’intuizione perché questo finisca. Le nostre menti sono così ingombre di conoscenza, di preoccupazioni, di problemi, di questioni di denaro, di posizione e di prestigio; sono così sovraccariche che non vi è spazio; eppure, senza spazio, non c’è ordine.

Quando io guardo questa valle da un’altura, e c’è una direzione, perché io voglio vedere dove vivo, io perdo l’immensità dello spazio. Dove c’è direzione, lo spazio è limitato. Dove c’è uno scopo, una meta, qualcosa da conseguire, non c’è spazio. Se avete uno scopo nella vita per cui vivete e vi concentrate, dov’è lo spazio? Mentre, se non c’è concentrazione, c’è lo spazio. Quando vi è un centro da cui guardiamo, lo spazio è molto limitato.

Quando non vi è un centro, cioè una struttura dell’io che è stata messa insieme dal pensiero, c’è uno spazio immenso. Senza spazio non c’è ordine, non c’è chiarezza, non c’è compassione. Vivere dove non c’è sforzo, dove non c’è azione della volontà, dove c’è spazio immenso, fa parte della meditazione. Finora ci siamo occupati soltanto delle onde sulla superficie dell’oceano. Vi siete occupati soltanto della superficialità. Ora, se siete giunti fin qui, potete spingervi nelle profondità dell’oceano. Naturalmente, dovete sapere come immergervi in profondità; non siete voi a immergervi...“accade.”

C’è la concentrazione, la consapevolezza senza scelta e l’attenzione. La concentrazione implica resistenza. Concentrazione su una particolare cosa, sulla pagina che state leggendo, o sulla frase che cercate di comprendere: concentrarsi significa impegnare tutta la vostra energia in una particolare direzione. Nella concentrazione vi è resistenza, e perciò sforzo e divisione. Voi volete concentrarvi, il pensiero sfugge verso qualcosa d’altro, voi lo richiamate ... ecco la lotta.

Se siete interessati a qualcosa vi concentrate molto facilmente. È implicito nella parola “concentrarsi”, porre la mente su un particolare oggetto, un particolare quadro, un’azione particolare. La consapevolezza senza scelta è essere consapevoli esteriormente e interiormente, senza alcuna scelta. Essere consapevoli degli alberi, delle montagne, della natura ... solo essere consapevoli. Non scegliere dicendo: “Questo mi piace”, “quello non mi piace”, oppure “voglio questo”, “non voglio quello”.

È l’osservazione senza l’osservatore. L’osservatore è il passato, che è condizionato e guarda sempre dal punto di vista condizionato, e per questo vi sono simpatie e antipatie e così via. Essere consapevoli senza scelta comporta osservare l’intero ambiente circostante, le montagne, gli alberi, anche il mondo e le città; essere semplicemente consapevoli, osservare, senza che in quella osservazione vi sia decisione, volontà, scelta. Nell’attenzione non vi è un centro, non vi è un io.

Quando non vi è un io che limita l’attenzione, allora l’attenzione è senza limiti; l’attenzione ha spazio illimitato. Dopo aver compreso tutte le onde superficiali - la paura, l’autorità, tutte le piccole cose in confronto a ciò in cui ci stiamo addentrando - la mente ha svuotato la coscienza di tutto il suo contenuto. È vuota; non mediante l’azione della volontà, non mediante il desiderio, non mediante la scelta. La coscienza, allora, è totalmente diversa, ha una dimensione totalmente diversa.

Poiché vi è spazio, vi è il vuoto e il silenzio totale... non il silenzio indotto, non il silenzio forzato, che sono egualmente movimento del pensiero e quindi non valgono nulla. Quando voi siete passati attraverso tutto questo - ed è una grande delizia, è come giocare un gioco grandioso - allora in quel silenzio totale vi è un movimento atemporale, che non è misurato dal pensiero, il pensiero non vi ha posto. Allora vi è qualcosa di totalmente sacro e di atemporale.” (Jiddu Krishnamurti)

Nessun commento: