mercoledì 21 settembre 2016

Potenza



“Non giudicare cosa sia felice o infelice,
luminoso o oscuro. Devi mettere a tacere
queste divisioni assurde e ritrovare
l’unità del cuore, la pienezza gioiosa.
Accendi dentro di te un sole che non si spegne.”
(Dugpa Rimpoce)

“Qualsiasi cosa facciamo, che lo vogliamo o meno, siamo al centro del mondo. Ma questa identità dell’io e del mondo può assumere molte forme il cui variegato ventaglio si estende tra due estremità. Ad un estremo abbiamo ridotto il mondo alle dimensioni del nostro ego: non fa che riflettere le nostre categorie, i nostri pregiudizi, il nostro dramma interiore.

Questo mondo povero, ripetitivo, viene rimpicciolito sulla base di pensieri meschini e circolari, colorato di paura, di risentimento, di avidità, di attaccamenti e di dipendenze nevrotiche. L’ego ha il mondo che si merita: un mondo prefabbricato, separato da sé, speculare.

All’altro estremo l’ego è esploso e il “sé” si estende alle dimensioni dell’universo, senza imporgli un ordine, categorie, pensieri strutturati. Il mondo dell’essere risvegliato non è più fabbricato ma sempre nuovo, sempre aperto. Le rigidità della percezione e dell’interpretazione sono sparite. Sentiamo il mondo come se fosse la nostra pelle.

L’Universo non è altro che il gioco di forme e colori sulla mia retina, la vibrazione stessa del mio timpano. Sono il mondo. Non è dunque un mondo “oggettivo” ma, al contrario, l’ebbrezza fresca di un mondo zampillante, in creazione, istante dopo istante, un mondo interamente soggettivo, fluido e transitorio: il tessuto variegato della mia esperienza.

Ridurre le nostre rigidità, i nostri blocchi, per trovare la mobilità senza impedimenti, la flessibilità. Eseguire una posizione con perfezione, un gesto, un passo. Aprirsi a forze estranee, lasciarsi invadere dall’ispirazione. Smettere di “tenere” a idee per raggiungere una certa impersonalità del pensiero.

Mettersi al servizio degli altri. essere generosi. Diventare un veicolo dell’influsso divino. Raggiungere la presenza pura. Tanti modi per fare astrazione di sé. I concetti sono le figure della rigidità mentale e le nevrosi quelle della rigidità emozionale. I concetti e le nevrosi condividono esattamente la stessa natura, quella della limitazione.

L’ego può essere definito come l’insieme dei nostri “attaccamenti,” delle nostre rigidità, delle nostre malattie, tutto ciò che ci impedisce di essere liberi, ovvero completamente presenti alla vita. realizza le tue capacità di sentire, di pensare, di agire e di amare. Abbandona le immagini dell’ego per sviluppare la tua potenza.” (Pierre Lévy, Il fuoco liberatore, Luca Sossella editore, 2006)

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