martedì 6 dicembre 2016

La pozza



“La vita vi trasporta dove vuole,
poiché voi siete parte di essa.”
(Jiddu Krisnamurti)

“Non so se passeggiando avete mai notato una pozza lunga e stretta accanto al fiume. Deve averla scavata qualche pescatore, e non è collegata con il fiume. Il fiume scorre placido, profondo e ampio, ma quella pozza è coperta di sedimenti perché non è collegata con la vita del fiume, e dentro non ci sono pesci. È una pozza stagnante, e il fiume profondo, pieno di vita e animazione, vi scorre accanto velocemente. Ora, non pensate che gli esseri umani siano così?

Scavano una piccola pozza per se stessi, lontano dalla rapida corrente della vita, e in quella piccola pozza ristagnano e muoiono, e chiamiamo esistenza questo ristagnare e questo deterioramento. Il che significa che noi tutti vogliamo uno stato di permanenza; vogliamo che certi desideri durino per sempre, vogliamo che i piaceri non abbiano mai fine.

Costruiamo un piccolo buco e ci barrichiamo dentro con le nostre famiglie, con le nostre ambizioni, le nostre culture, le nostre paure, i nostri dèi, le nostre varie forme di adorazione, e lì muoriamo, lasciando che la vita trascorra, quella vita impermanente, costantemente cangiante, tanto rapida, con le sue enormi profondità, con la sua straordinaria vitalità e bellezza.

Non avete mai notato che se siete seduti quietamente sulla riva del fiume potete udire il suo canto, lo sciabordìo dell’acqua, il suono incessante della corrente? C’è sempre uno straordinario senso di movimento verso il più ampio e il più profondo. Ma nella piccola pozza non c’è affatto movimento e la sua acqua è stagnante.

E se osservate bene vedrete che questo è ciò che vuole la maggior parte di noi: una piccola pozza stagnante di esistenza lontana dalla vita. Diciamo che la nostra esistenza nella pozza è quella giusta, abbiamo inventato una filosofia per giustificarlo; abbiamo sviluppato teorie sociali, politiche, economiche e religiose in supporto di questo modo di vedere, e non vogliamo essere disturbati perchè ciò che insegniamo è un senso di permanenza. Sapete cosa significa ricercare la permanenza?

Significa volere che ciò che è piacevole continui all’infinito, e volere che ciò che non è piacevole finisca il più presto possibile. Vogliamo che il nome che portiamo sia noto e che continui attraverso la famiglia e la proprietà. Vogliamo un senso di permanenza nelle nostre relazioni, nelle nostre attività, il che significa che stiamo cercando nella pozza stagnante una vita durevole e continua; non vogliamo nessun reale cambiamento, e perciò abbiamo costruito una società che ci garantisce la permanenza della proprietà, del nome, della fama.

Ma vedete, la vita non è affatto così; la vita non è permanenza. Come le foglie che cadono da un albero, tutte le cose sono impermanenti, nulla perdura; c’è sempre cambiamento e morte. Non avete notato com’è bello un albero spoglio che si staglia verso il cielo? Tutti i suoi rami sono ben delineati, e nella sua nudità c’è una poesia, un canto.

Tutte le foglie sono cadute e l’albero attende la primavera. Quando la primavera giunge, riveste di nuovo l’albero con la musica di molte foglie, che nella stagione giusta cadono e vengono soffiate via; questo è il percorso della vita. Ma noi non vogliamo nulla del genere. Ci aggrappiamo ai nostri figli, alle nostre tradizioni, alla nostra società, ai nostri valori e alle nostre piccole virtù, perché vogliamo la permanenza; ed ecco che abbiamo paura di morire.

Abbiamo paura di perdere le cose che conosciamo… noi vogliamo che tutto ciò che ci dà soddisfazione sia permanente; vogliamo che la nostra posizione e l’autorità che abbiamo sulle persone durino. Rifiutiamo di accettare la vita così com’é in realtà. La realtà è che a vita è come un fiume: si muove incessantemente, è sempre in cerca, esplora, sferza e allarga le rive, penetra con la sua acqua in ogni fenditura.

Ma la mente non vuole permettere che questo accada a lei. La mente capisce che è pericoloso rischiare di vivere in uno stato di impermanenza, di insicurezza, perciò si costruisce intorno un muro: il muro della tradizione, della religione organizzata, delle teorie politiche e sociali. La famiglia, il nome, proprietà, le piccole virtù che abbiamo coltivato - tutti questi sono i muri che allontanano la vita.

La vita è movimento, impermanenza e tenta incessantemente di penetrare, di abbattere quei muri dietro ai quali c’è confusione e infelicità. Gli dèi che stanno nei muri sono tutti falsi dèi, e le loro scritture e filosofie non hanno significato, perché la vita è al di là di essi. Ora, una mente priva di muri, non gravata da ciò che ha acquisito e accumulato, né dalla propria conoscenza, una mente che vive senza tempo e senza sicurezza: per una simile mente la vita è una cosa straordinaria.

Una simile mente è vita in se stessa, perché la vita non ha luoghi di riposo. Ma la maggior parte di noi vuole un posto per riposarsi; vogliamo una casetta, un nome, una posizione, e diciamo che queste cose sono molto importanti. Chiediamo permanenza e creiamo una cultura basata su questa richiesta, inventiamo degli dèi che non sono affatto dèi, ma nient’altro che una proiezione dei nostri desideri. Una mente che ricerca la permanenza presto inizia a ristagnare; proprio come quella pozza lungo il fiume, si riempie subito di materia corrotta e guasta.

Soltanto la mente non racchiusa da muri, priva di appigli, barriere, luoghi di riposo, che si muove all’unisono con la vita, che procede senza tempo, che esplora, demistifica - solo una simile mente può essere felice, eternamente rinnovata, perché è in se stessa creativa. Capite di cosa sto parlando? Dovreste capirlo perché tutto questo fa parte della vera educazione e quando lo capirete la vostra vita sarà trasformata: la vostra relazione con il mondo, con i vostri vicini, con vostra moglie e vostro marito avranno un significato totalmente differente…

Se lo capirete avrete iniziato a comprendere la straordinaria verità di cosa sia la vita, e in quella comprensione ci sono grande bellezza e amore, e il fiorire del bene. Ma gli sforzi di una mente che cerca una pozza di sicurezza e di permanenza possono solo condurre all’oscurità e al deterioramento. Una volta installatasi nella sua pozza, una simile mente ha paura di avventurarsi fuori, di cercare, di esplorare; ma la verità, Dio, la realtà o quello che volete voi giacciono oltre la pozza…

Ma potete far questo solo quando lasciate la pozza che vi siete scavati e uscite nel fiume della vita. Allora la vita ha un modo stupefacente di prendersi cura di voi, perché a quel punto da parte vostra non c’è più bisogno di curarsi di nulla. La vita vi trasporta dove vuole, poiché voi siete parte di essa, allora non c’è più alcun problema di sicurezza, di ciò che la gente dice o non dice, e questa è la bellezza della vita.” (Jiddu Krisnamurti, La ricerca della felicità, Oscar Mondadori)

2 commenti:

enzorasi ha detto...

Avrei un centinaio di cose da chiederti Sharatan, troppe e tutte insieme. Sei una scoperta casuale tra i commenti di una blogger che stimo da sempre: ho pensato che chi commenta la bellezza e l'armonia in qualche modo deve possederla dentro.
Hai il nome di una stella e sei troppo lontana dalle nostrte lune terrene,نجمة sei l'equinozio indicativo di un inverno che lascerà il post ad un anuova primavera o la stella fissa di una stagione non modificabile?
Scrivi un italiano troppo corretto che significa "lingua Madre" ma non esclude naturalmente altre curiosità e conoscenze linguistiche. Non mi riesce di concordare del tutto sui molti concetti pregnanti del post, la causa è legata ai tuoi mondi così distanti dal mio pensiero occidentale in cui sono nato e cresciuto ma sono sempre stato attratto dall'altro se è vero, lucido e profondo. Ho anche notato subito scorrendo alcuni tuoi articoli ( sono un vecchio lupo del web) che c'è un gran silenzio relazionale ovunque; in genere so che questo tipo di silenzio è legato ad un'alta qualità sintattica e concettuale. Verificherò con calma perchè sento che lo meriti: hai saputo dare il giusto nome alle pozze, adesso credo sia necessario analizzare la qualità dell'acqua del fiume, la sua fonte e la sua possibile foce. Buona giornata Sharatan.

Sharatan ain al Rami ha detto...

Ciao Enzo e benvenuto in un blog di nicchia :-)

Grazie per le tante cose belle che mi dici. Mi chiedi tante cose, e ti rispondo al meglio. Ho scelto il nome di una stella perché proveniamo dalle stelle, come diceva Gurdjieff... e per un altro motivo più personale.

In questo piccolo spazio che ho chiamato "La Compagnia degli Erranti" propongo spunti, idee e riflessioni provenienti dalle tradizioni spirituali più diverse a chi è alla ricerca di se stesso. Ho iniziato il blog in un momento in cui scoprivo una nuova me stessa... e il nome che ho scelto per il blog è il risultato di quello fatto.

Per molti motivi mi sembra giusto offrire stimoli diversi adatti ai diversi temperamenti che abbiamo... Ti assicuro che non io credo che ci si debba convertire a nessuna religione o ideologia per trovare conforto e ispirazione da queste letture... La spiritualità non ha nulla a che vedere con la religione. Si può essere atei e spirituali, ti assicuro conosco persone molto religiose ipocrite e pochissimo spirituali :-)

Non mi troveresti in nessuna chiesa e in nessun gruppo, perché non amo affatto la frequentazione dei guru, mentre amo la libertà. Leggo senza paura di tutto, lo rifletto e poi lo propongo ai miei amici nel web, anche perché sono sicura che molti non leggerebbero dei libri di spiritualità credendoli ormai superati e inutili.
Un carissimo abbraccio