sabato 10 dicembre 2016

L’apprezzamento



“Quando lasciamo andare la presunzione,
possiamo sperimentare il merito dell’apprezzamento.”
(Dzigar Kongtrül)

“Ci sforziamo di diventare influenzi e potenti, lavoriamo indefessamente per diventare ricchi, oppure aspiriamo a realizzare qualcosa di significativo con la pittura, la musica o altre forme di espressione. Al termine di una vita di lavoro è possibile raggiungere un certo grado di soddisfazione. Ma se avessimo la disciplina di collegarci al nostro retaggio naturale potremmo ottenere la stessa sensazione di ricchezza e benessere in ogni momento.

Molte persone straordinariamente agiate provano un intimo senso di deprivazione. Si può passare la vita a fare di tutto per migliorare le condizioni materiali, ma se manca la ricchezza interiore il senso di povertà e di insoddisfazione non svanisce mai. Chi ha il cuore ricco non dipende da circostanze esterne ottimali o dalla dovizia di bene materiali. Può apprezzare la ricchezza convenzionale e una posizione influente, ma accanto a questo ha anche un senso molto vivo radicato di ricchezza interiore.

Questa ricchezza innata si definisce yün, in tibetano. Chögyam Trungpa Rinpoche spiega che tutto dipende dal proprio yün particolare: uomini e donne, ad esempio, hanno in sé il proprio yün completo. Lo yün interno magnetizza lo yün delle cose esterne. Quando lo yün interno si connette con lo yün del mondo fenomenico, ci sentiamo ricchi, molto più ricchi di tanta gente facoltosa, anche se abbiamo pochi soldi nel portafoglio.

Anche se abbiamo uno status sociale o un potere modesti, ci sentiamo molto più potenti di tanti personaggi influenti. Come si spiega? Questo stato mentale sorge dalla spaziosità e dalla ricchezza della nostra natura fondamentale. Meditare sulla natura della mente crea più spazio nella nostra mente. C’è più posto per l’esperienza delle emozioni umane, e più posto per lasciar dissolvere la mente egocentrica.

Nel contesto di questa apertura scopriamo un potenziale illimitato. Ricchezza e significato non si trovano fuori di noi. E nella vita non c’è solo il “cosa ci guadagno” o il “cosa mi manca.” Quando ci apriamo alla ricchezza dell’esperienza, abbiamo meno paura e più capacità di godere appieno della vita. Apprezziamo la bellezza del mondo che ci circonda e di tutto ciò che incontriamo. Con questa illimitata mente di ricchezza, anche un mendicante per la strada può sentirsi il monarca universale.

Nella misura in cui riconosciamo la nostra ricchezza interiore, abbiamo uno straordinario senso di sicurezza, a cui affidarci in ogni situazione. Sapere di poter contare su noi stessi è una fonte di contentezza e di gioia. Qualunque cosa ci proponga la vita, buona o cattiva, facile o difficile, è gustosa. Ma se la ricchezza naturale è insita in tutti gli esseri, perché è così difficile farne esperienza? Come entrare in possesso di questo patrimonio? C’è un PIN per accedervi?

La risposta è si. Il codice PIN della ricchezza è m-e-r-i-t-o. È molto importante capire in che modo il merito plasma la nostra vita. Il merito influisce su tutto ciò che siamo e facciamo, come pure su quello che saremo e faremo. La buona sorte di cui godiamo in questa vita è il frutto delle buone azioni passate. Si tratta di azioni che ci hanno sospinto in direzione della verità e dell’espressione della nostra bontà naturale. Potremmo credere che le circostanze fortunate in cui ci troviamo siano dovute unicamente al nostro impegno.

Ma, in verità, si devono alle nostre azioni passate e alla gentilezza degli altri. Senza merito, non potremmo mai fruirne o ottenerle, per quanti sforzi facciamo. Tutti noi possediamo qualità positive, fisiche, intellettuali o creative, che ci fanno sentire speciali e perfino orgogliosi. Potremmo essere così facoltosi da sembrare veramente eccezionali. Ma tutte queste qualità e circostanze positive sono il risultato delle nostre azioni passate, e non sono dovute soltanto ai nostri sforzi attuali.

Se lo teniamo presente, non saranno mai motivo di arroganza o superbia, né di scoraggiamento quando dovessero venire meno o cambiare. Se non ci identifichiamo con qualità o circostanze positive come se fossero “me” o “mie” non ci saranno mai di peso. Al contrario, se capiamo da dove provengono, potremo usarle per plasmare il nostro mondo attraverso scelte e azioni meritorie. È il modo migliore per reinvestire il nostro merito attuale.

Ci sono due tipi di merito. Il primo tipo spiana la strada al dispiegarsi della nostra intelligenza fondamentale e del cammino spirituale e, così facendo, ci procura circostanze positive e cose desiderabili. Il secondo tipo ci consente di fruirne e di goderne effettivamente. Il primo tipo di merito lo accumuliamo tramite qualunque azione fisica, verbale o mentale che riduce la presunzione e fa del bene agli altri, e tramite qualunque azione ispirata dal nostro desiderio di entrare in contatto con chi ha raggiunto la libertà e riscoperto la ricchezza innata.

Per accumulare il primo tipo di merito contiamo su una conoscenza del meccanismo karmico di causa ed effetto per creare le condizioni favorevoli al vero benessere nostro e altrui. Se il primo tipo di merito ci procura circostanze desiderabili, il secondo tipo di merito ci consente di goderne effettivamente. Senza il merito per godere la prosperità che abbiamo, siamo consumati dall’ansia e dallo stress nel processo di accrescerla e proteggerla. Invece di farci sentire ricchi, le prosperità e le circostanze positive hanno l’effetto opposto.

Sorprendentemente, il secondo tipo di merito è più difficile da accumulare del primo. La capacità di godere della prosperità deriva da un profondo apprezzamento del mondo in cui viviamo. E l’apprezzamento è possibile solo quando lasciamo andare la presunzione. Per poter godere della nostra buona sorte, il lavoro da fare sulla mente è più sottile.

In breve, la ricchezza è la nostra natura fondamentale. Ma se usiamo il nostro patrimonio di qualità per rimpolpare la presunzione, distruggiamo la nostra capacità di goderne. Non apprezzare il mondo in cui viviamo denota una mancanza del secondo tipo di merito. Abbiamo il sole e la luna e il mondo naturale, che non si possono comprare per nessuna cifra, ma li apprezziamo veramente?

Immaginate come sarebbe il mondo se non ci fossero montagne, foreste, laghi, fiumi e stagioni. Pensate alla bellezza di ogni singolo fenomeno naturale e all’effetto profondo che ha su di voi. Apprezzate la vostra preziosa vita umana? Nessuna somma di denaro può comprare questa nascita umana: l’avete ottenuta grazie al primo tipo di merito. Non apprezzarla denota una mancanza del secondo tipo di merito. E apprezzate veramente il vostro lavoro?

La maggior parte di noi passa la vita a lavorare duramente. Se non apprezziamo quello che facciamo, non coglieremo il frutto di tutto il tempo e le energie che abbiamo speso perché ci mancherà il secondo tipo di merito. Riflettete su questo per coltivare un maggiore apprezzamento per tutto ciò che avete, inclusi il lignaggio, il maestro, gli insegnamenti e la pratica. Non pensate che la ricchezza spontaneamente presente nel mondo esterno, le montagne, le foreste, i laghi, le quattro stagioni, i dodici mesi e la rotazione del sole e della luna, non sia dovuta al vostro merito.

Grazie alle vostre passate azioni positive avete questo patrimonio da godere. Questi sono gli aspetti esterni e interni del nostro retaggio umano. La nostra mente è dotata di cinque sensi straordinari, vista, udito, gusto e via dicendo, che ci collegano al mondo esterno. E oltre i cinque sensi abbiamo la sesta coscienza, la coscienza mentale, che consiste nella facoltà di conoscere e dare un nome al nostro mondo. La sesta coscienza include il processo del pensiero, che è anch’esso meraviglioso.

Ci regala l’io e la tendenza a prediligere e proteggere l’io, ci regala tutte le nostre emozioni negative, la confusione, la sofferenza e il dolore. Tutto ciò che proviamo, inclusa la sofferenza, sorge dall’essenza della mente e dall’enorme potenziale e vitalità o energia che essa possiede. Anche se ci troviamo a soffrire nel samara perché non usiamo bene questo potenziale, possiamo cominciare ad apprezzare il fatto che ci sia.

L’apprezzamento rivolto all’esterno è fonte di innumerevoli buone qualità. Genera apertura, benessere e umiltà, che ci proteggono dall’arroganza, dall’invidia e dalla presunzione. In questo modo getta le basi per godere appieno degli altri e del mondo che ci circonda. Il più piccolo atto di apprezzamento produce grande merito. Si dice che offrire anche una sola prostrazione con profondo apprezzamento equivale a fare offerte vaste come la terra a tutti i buddha e i bodhisattva dei tre tempi.”(Dzigar Kongtrül, Ora sta a voi, Ubaldini ed.)

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